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Libano: gli effetti sulla regione dei nuovi equilibri nei quali chi perde sono i libanesi e la situazione potrebbe coinvolgere i soldati italiani e l'UNIFIL

La attenzione tutta puntata sull'Ucraina non deve farci dimenticare altri scenari nei quali è coinvolta anche l'Italia come, per esempio, in Libano.


Già è stato segnalato come le recenti elezioni abbiamo modificato i rapporti di forza interni ma senza offrire maggioranze sicure in un paese dove, secondo la Banca Mondiale, la crisi finanziaria è una delle tre peggiori crisi economiche del mondo dalla metà del XIX secolo.

A determinare i risultati delle elezioni sono stati i 15 milioni di libanesi residenti all'estero che sono quasi il triplo dei residenti in patria. Secondo l'Onu l'80% della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Situazione aggravata dalla presenza nel Paese di un milione e mezzo di rifugiati siriani, 500.000 palestinesi, centinaia di migliaia di iracheni e un numero difficile da calcolare di lavoratori e lavoratrici invisibili, quelli della cosiddetta kafala. Il tutto su una popolazione residente di 4 milioni di persone.

La crisi ucraina ha bloccato il rifornimento di grano per il 60% proveniente da quella nazione. Questo aggrava la situazione alimentare progressivamente collassata dal 2012. Negli ultimi mesi, il colpo di grazia è arrivato dalla crisi monetaria e del prezzo dei carburanti: il costo del trasporto dalla Bekaa ai supermercati libanesi è diventato insostenibile, al punto che oggi la produzione locale è fallita, sostituita interamente dalle importazioni.

La situazione politica è diventata molto fluida in un paese centrale per gli equilibri medio-orientali che corrono il pericolo di essere rimessi in gioco convolvendo Israele, Iran, Arabia Saudita, Siria. C'è il pericolo che le tensioni sulle trattative per il nuovo governo sfocino in fenomeni di violenza e destabilizzazione anche regionali.

In questo quadro il Libano rischia di essere un moltiplicatore di caos sulla costa orientale del Mediterraneo — area strategica anche per le forniture energetiche e già scomposta da tensioni di vario genere. Un centro di attenzione per l’Italia: al comando del Generale di Brigata Massimiliano Stecca, operano 3800 Caschi Blu di 16 dei 46 paesi contributori alla missione onusiana UNIFIL, tra i quali circa mille militari italiani. Monitorano la cosiddetta Blue Line, settore di contatto tra Israele e Libano 


Qui di seguito due link per approfondire:

https://formiche.net/2022/05/libano-voto-equilibri-effetti-sulla-regione/

https://www.rivistailmulino.it/a/vincono-tutti-tranne-i-libanesi?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+18-23+maggio+%5B8569%5D


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