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Ma quale vittoria sulle macerie del mondo?



Don Loris Capovilla me l’aveva donato come un cimelio e stamattina l’ho riaperto sull’altare della Cita trascinando nella mia commozione tutta l’assemblea. Dal Giornale dell’anima, diario del Patriarca Roncalli che pochi anni dopo sarebbe diventato Papa Giovanni XXIII: “Martedì 26 novembre 1940, il pianto delle nazioni arriva al mio orecchio da tutti i punti dell’Europa e del mondo. Imperversa la micidiale guerra e si pretende da qualcuno che Iddio debba preservare tale o tal altra nazione o dare ad essa la invulnerabilità e la vittoria. Ma quale vittoria sulle macerie del mondo?” è sembrato di risentire Biden nell’assicurare a Kiev: “La guerra possiamo vincerla!” insieme al coro dei governi che invece di unirsi al solitario Guterres, all’unisono ripetono: guerra guerra e ancora guerra, inneggiando al mito della "Vittoria alata" come premio della guerra.

Ma che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie!", aveva ricordato papa Francesco. È necessario rifiutare di dover tifare per l’uno contro l’altro, visto che qualsiasi “vittoria” sarà solo una sciagura, come la storia ha dimostrato: nessuna guerra è stata la migliore soluzione alla guerra.
Aboubakar e Gabriele hanno poi collegato pace e lavoro testimoniando che questo 1 Maggio dobbiamo impegnarci a denunciare il precariato e le morti senza responsabili, la schiavitù dei “lavoratori” alla Fincantieri e il mancato rispetto dei diritti di lavoratrici e lavoratori.
Come dobbiamo fare? Gli atti degli Apostoli ci hanno consegnato la risposta con la voce di Pietro “insieme agli apostoli: Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini!”
A chi pretende di trascinarci nel baratro della guerra nucleare o della schiavitù del lavoro, il cristiano risponde alzando il tono della voce e dell’impegno, senza paura della disobbedienza e dell’obiezione di coscienza!
(Nandino)

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