Nei versetti del vangelo di oggi troviamo raggruppati detti vari di Gesù che nel Vangelo secondo Matteo si trovano in contesti molto differenti e che Luca invece ha preferito accostare gli uni agli altri, circondandoli da due parabole più ampie, quella dell’amministratore privato del suo incarico perché accusato di sperperare i beni del suo padrone, e quella del ricco che banchetta lautamente senza accorgersi del povero che siede affamato alla porta di casa sua, quindi due parabole che riguardano il rapporto con il denaro, il quale poi condiziona il nostro rapporto con gli altri.
Nei primi versetti del vangelo di oggi Gesù resta su questo tema ricordando ai suoi discepoli, e a noi con loro, che occorre scegliere tra Dio e la ricchezza, o meglio, occorre fare di Dio la nostra ricchezza piuttosto che della ricchezza il nostro dio, perché solo il Signore è il nostro unico bene, colui che può fare della nostra vita un capolavoro anche se povera di mezzi materiali, perché lui solo può dare senso e pienezza ai nostri giorni e ai nostri anni, plasmando in noi una sempre più grande capacità di amore e comunione.
Lo sappiamo bene: si possono possedere molte cose, avere molte ricchezze, ma se poi la nostra vita manca di senso, di gioia profonda, di relazioni che restano nel tempo, a cosa ci servono tutti quei beni o soldi che teniamo tanto stretti o che sperperiamo causando scandalo e ingiustizia verso i più poveri e bisognosi?
Il salmista lo esprime bene quando dice: “Non temere se l’uomo si arricchisce, se accresce il lusso nella sua casa, quando muore non porta nulla con sé, il suo lusso non scende con lui” e poco più avanti: “L’uomo nel benessere non comprende” (Sal 49,17-18.21).
La logica del Regno è una logica in cui il tutto passa attraverso ciò che è di poco conto e parziale, dove nulla va perduto se vissuto con fedeltà e rettitudine, nella fatica di uno sforzo quotidiano di condivisione e gioia, compiuto non per essere ammirati dagli altri ma per cercare di entrare nel regno di Dio, di accrescere la nostra comunione con il Signore tenendo salda e perseverante, nonostante le difficoltà, la nostra comunione con gli altri.
Alla fine forse risulteremo perdenti, spogliati di tutto (anche della nostra presunta e apparente giustizia), ma forse proprio allora saremo resi capaci di vedere e accogliere la nostra vera ricchezza: l’amore del Signore che fa nuove tutte le cose.
Un amore che ci custodisce e ci guida anche attraverso delle norme, delle leggi, che non sono date per umiliarci o ridurre la nostra libertà, ma piuttosto per educarla, per farla crescere alla statura di Cristo che fu uomo pienamente libero perché totalmente obbediente al Padre, totalmente votato a compiere la volontà di colui che l’ha mandato.
Anche a noi siano date la forza e la gioia di cercare innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, nelle piccole e grandi scelte di tutti i giorni, percorrendo la via dell’obbedienza e della fedeltà, quella via che Gesù stesso ha percorso, passo dopo passo, fino a offrire sé stesso per tutti noi.
(sr Ilaria di Bose)
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