Sintesi di un documento appena presentato a Catania, scritto da un gruppo di laici coordinati dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro in vista delle elezioni.
Come cristiani non abbandoniamo “il posto” che Dio ci ha assegnato nella città (cfr. Lettera a Diogneto) perciò: no all'accidia politica!
Molte donne e molti uomini soffrono oggi di fronte agli scenari inquietanti delle nostre città, sia a livello nazionale sia regionale. I molteplici mali, che si sono radicati negli anni, e che si sono acuiti con la pandemia e con la guerra scatenata in Ucraina, rendono difficile la vita del nostro Paese e hanno indotto tanti cittadini a un pessimismo così forte tanto indurli a pensare di disertare la chiamata alle urne per le elezioni politiche (…).
Come cristiani non abbandoniamo “il posto” che Dio ci ha assegnato nella città (cfr. Lettera a Diogneto) e non ci lasciamo bloccare dalla gravità dei suoi mali, ma insieme a tutte le persone di buona volontà, ci coinvolgiamo nelle sue vicende per dire una parola di speranza e dare concretamente il nostro contributo per risolvere le numerose e gravi emergenze, in vista del bene comune. Ci guidano le parole profetiche: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia […]” (Isaia 62,1). Per Papa Francesco l’impegno nella polis fa parte della vocazione cristiana: “Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore. Di questo si tratta, perché il pensiero sociale della Chiesa è in primo luogo positivo e propositivo, orienta un’azione trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un segno di speranza che sgorga dal cuore pieno d’amore di Gesù Cristo” (Evangelii Gaudium, n. 183).
La partecipazione o meno alla vita sociale e politica implica una precisa responsabilità morale, come sottolineava don Sturzo: «Se i cristiani, invece di cooperare, si tengono in disparte per paura della politica allora partecipano direttamente o indirettamente alla corruzione della vita pubblica, mancano negativamente o positivamente al loro dovere di carità, e in certi casi di giustizia».
In altre parole, nessuno può restare alla finestra a guardare, preda della sindrome dello spettatore. Pertanto, la vecchia affermazione che la politica è una “cosa sporca” è un alibi per giustificare il disimpegno per la cosa pubblica. Papa Francesco osserva: “La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune (E. G., n. 205). La Dottrina sociale della Chiesa afferma che la partecipazione alla vita politica è «uno dei pilastri di tutti gli ordinamenti democratici», e pertanto una democrazia autentica «deve essere partecipativa» (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 190).
Nessuna delega in bianco. La complessità e la delicatezza dell’attuale quadro politico ci inducono a dire che non c’è spazio per “l’accidia politica” e che ora più che mai. «l’assenteismo, la delega in bianco, il rifugio nel privato, non sono leciti a nessuno» (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n.33).
L'intera riflessione a questo link:
https://www.vinonuovo.it/attualita/societa/non-possiamo-tacere/
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