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Quello slogan è una bestemmia

Siamo in un’ora in cui difetta il pensare, il riflettere, l’indagare e dunque anche il linguaggio ne risente. Non solo si impoverisce ma si fa rozzo, barbaro e troppo facilmente ricorre agli slogan. D’altronde lo sappiamo tutti: quando manca il pensiero allora si alzano i toni, si grida, e si fanno risuonare delle parole con l’unico intento di provocare emozioni, e questo vale un po’ ovunque, fino ai comizi di piazza. Essendo vecchio non dimentico le scritte sbiadite sui muri rimaste dall’epoca fascista: “Credere, Obbedire, Combattere!”, “Autorità, Ordine, Giustizia!”, “Dio, Patria, Famiglia!”.


Mi pare significativo che siano tornate a risuonare oggi, soprattutto: “Dio, Patria, Famiglia” è uno slogan che mi turba intensamente. Perché queste tre parole messe una dopo l’altra, proclamate, fatte bandiera e labaro tra gente che si pensa forte, per me risuonano non solo come sinistre, ma come una bestemmia. Parole di un tempo e di una cultura che non vorrei assolutamente vivere. Perché? Perché come cristiano sono convinto che la parola “Dio” è una termine eminente ma insufficiente, dietro il quale si celano spesso emozioni che sono perlopiù proiezioni umane. La maggior parte di queste immagini che ci forgiamo di Dio sono perverse. Come cristiano sono convinto che solo Gesù ha raccontato e mostrato chi è Dio. Il Dio di Gesù non ama essere proclamato a voce alta, non ama essere invocato contro qualcuno, ma ama che lo si pensi il “Dio con noi”! Non ha bisogno che lo difendiamo e tanto meno che lo imponiamo nella società in cui viviamo. Dunque gli si reca offesa se lo si strumentalizza come un elemento identitario, se lo si trascina nell’agone politico.


L'intero articolo di Enzo Bianchi a questo link:


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