I risultati confermano le previsioni e l’exploit dell’ultradestra, frutto di un’accorta operazione di immagine e politiche fallimentari.
Dopo giorni di attesa i risultati delle elezioni svedesi confermano le previsioni: la coalizione di destra ha raccolto la maggior parte dei voti e con ogni probabilità formerà il nuovo esecutivo. Un terremoto politico che promette di avere conseguenze profonde sul paese.
Per i conservatori l’apertura all’estrema destra era diventata l'unica strada per il potere, ma sebbene il cordone di protezione sia saltato, è assai improbabile che la formazione di Jimme Åkesson entri nel governo. Non conviene al probabile prossimo premier Ulf Kristersson (Moderati) che innanzitutto ha bisogno che gli altri partiti della coalizione - che mal tollerano le idee dei Democratici svedesi - lo sostengano come primo ministro, e che sa benissimo che assumere la presidenza della Ue con ministri espressi dall’ultradestra anti-migranti e contraria ai meccanismi di solidarietà europei non è una buona idea. Non conviene neanche a Jimme Åkesson, che se entrasse nel governo avrebbe la responsabilità di realizzare tutte le promesse degli ultimi 15 anni. Lo scenario più probabile è un governo formato da Moderati e Cristianodemocratici, con un sostegno esterno dei Ds su molte questioni specifiche. Una cosa è certa: il prezzo più alto del supporto di Jimme Åkesson al nuovo governo svedese lo pagheranno i migranti.
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