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Non solo Italia. Cosa stanno facendo gli altri Stati europei sugli extraprofitti e cosa potrebbe decidere l’Europa

“Le società energetiche stanno facendo grandissimi guadagni non previsti che sono completamente slegati dai loro costi o dai loro investimenti, mentre i clienti devono pagare bollette astronomiche”. Qualche mese fa sarebbe stato difficile immaginare che a pronunciare tali parole potesse essere la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen. 


Invece in una intervista rilasciata il 7 settembre a La Stampa (e ad altri giornali europei), anticipando i temi che saranno discussi nell’atteso Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia che si terrà il 9 settembre a Bruxelles, Von Der Leyen si è spinta a definire la tassazione degli extraprofitti delle società energetiche come una necessità per “riportare un equilibrio sociale”. Poco lontana, insomma, da chi lo scorso aprile parlava di un provvedimento da perseguire per ottenere giustizia sociale. Insieme a ciò si prevede pure una sorta di contributo di solidarietà per le aziende fossili. "Ci aspettiamo - ha aggiunto Von Der Leyen - che il settore energetico acceleri la sua transizione verde, investendo nelle rinnovabili e contribuendo al risparmio d'energia".

Già a marzo, in realtà, la Commissione aveva inoltrato una "comunicazione” alle altre istituzioni europee in merito al RePowerEu, il piano con cui l’Europa mira a superare la dipendenza dai combustibili fossili provenienti dalla Russia. Qui ci interessa soprattutto un passaggio:

Gli Stati membri possono prendere in considerazione misure temporanee di carattere fiscale sui proventi straordinari. Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia tali misure fiscali sui profitti elevati potrebbero rendere disponibili fino a 200 miliardi di euro nel 2022 per compensare parzialmente l'aumento delle bollette energetiche

Come si può notare, le formule erano abbastanza vaghe, proprio per lasciare un ampio margine di manovra ai singoli Stati membri. Che, infatti, si sono mossi in ordine sparso. Ora però l’UE sembra aver compreso che anche in questo caso è necessario uno sforzo comune. Questo perché, per farla breve, si sono avverati i timori più nefasti: la speculazione finanziaria in atto al mercato TTF di Amsterdam, dal quale poi si decidono i prezzi sui consumi finale del gas (e, nel caso italiano, dell’energia elettrica), non è soltanto una bolla - scoppiata l’anno scorso e acuita dalla guerra russa in Ucraina - ma è qualcosa di sistemico che andrà quantomeno ripensato. Ci sarà tempo per analizzare ciò che stabilirà l’Unione europea, dato che l’incontro di venerdì tra i 27 Stati membri si preannuncia difficile. D’altra parte, molto probabilmente, i dettagli verranno ufficializzati la prossima settimana. E, soprattutto, servirà altro tempo per capire l’entità e l’efficacia di una serie di provvedimenti molto complessi, dal price cap (il tetto al prezzo del gas, forse  da attuare solo a quello russo) al sistema ETS (il sistema delle quote di emissione).

L'intero articolo di Andrea Turco a questo link:

https://www.valigiablu.it/extraprofitti-energia-europa/


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