Marghera: "Il Vapore" in difficoltà - Mestre: "Il libro con gli Stivali" chiude. Un post di Stefano Pesce

Dopo una crisi economica decennale e tre anni di pandemia ci ritroviamo infatti con una emergenza energetica senza precedenti. Una crisi scatenata dalla guerra ma che affonda le radici molto prima, nella liberalizzazione degli anni '90. Un decennio in cui, oltre a quello energetico, si rivoluziona anche il mercato delle attività commerciali. Un vero e proprio tsunami con effetti ritardati.

Avrei dovuto capire già vent'anni fa che gestire un locale con musica dal vivo sarebbe diventata un' impresa ardua. Ma il mondo correva troppo rapidamente, non ne ho avuto il tempo. A testa bassa sono andato avanti puntando sulla creativitá, sulla qualità dei concerti, sulle potenzialità di Marghera e del Vapore, chiudendo gli occhi sui cambiamenti in atto.
Ci penso (troppo) spesso ultimamente. Dopo una crisi economica decennale e tre anni di pandemia ci ritroviamo infatti con una emergenza energetica senza precedenti. Una crisi scatenata dalla guerra ma che affonda le radici molto prima, nella liberalizzazione degli anni '90. Un decennio in cui, oltre a quello energetico, si rivoluziona anche il mercato delle attività commerciali. Un vero e proprio tsunami con effetti ritardati. Una liberalizzazione generalizzata, pagata a caro prezzo, controllata poco e male dagli organi antitrust, che è riuscita ad affossare negozi e piccole imprese favorendo solo gli interessi delle grandi corporation e la creazione di oligopoli. Condizioni che non dovrebbero verificarsi in un corretto sistema concorrenziale.
Resta il fatto che in quegli anni c'ero e avrei dovuto capirlo e fare qualcosa. Invece sono ancora qui, al Vapore con una bolletta elettrica da 3400 euro, + 300% in pochi mesi, a dover studiare una strategia di sopravvivenza.
Difficile uscirne vivi, alla luce dell'attuale assenza di aiuti pubblici e del disinteresse della classe politica proiettata sulle elezioni. Rapportato a un bilancio famigliare è come se vi triplicassero improvvisamente l'affitto e nessuno muovesse un dito. Cosa pensereste?
Forse la verità è proprio questa, che siamo diventati ospiti scomodi da sfrattare. La musica dal vivo è inutile, disturba la quiete pubblica, rende poco, crea problemi e assembramenti pericolosi. Come ristoratori poi dobbiamo anche illuminare, aspirare, scaldare, cucinare, raffreddare; ci servono forni, frigoriferi, amplificatori, luci da palco. Inoltre, si sa, siamo piccoli e mal organizzati e nel nostro lavoro, piu che macchine o computer, servono ancora esseri umani. Insomma rientriamo tra la nuova specie degli "energivori", poco innovativi e poco tecnologici, con l'aggravante della musica dal vivo.
Inutili e costosi per la collettività.
Questa forse è la cruda verità, il non detto dei nostri governanti, al di là delle dichiarazioni di intenti o dei consigli alle famiglie di spegnere il condizionatore o ridurre le luci. La chiusura - o la trasformazione totale - delle ultime piccole imprese che hanno resistito ai cambiamenti, attività diverse, "fuori mercato" , energivore, è un sacrificio necessario per uscire dalla crisi.
Non ho voluto vedere allora, forse posso vedere e fare qualcosa oggi.
Colleghi, amici, clienti affezionati,
che ne pensate?
È proprio cosi?
Ps: ho letto da poco il post di Nicola Fuochi creatore del "Libro con gli Stivali", grande appassionato di libri e del suo lavoro. Le origini dei problemi sono diverse, (forse...) ma la situazione non cambia: far quadrare i conti di una piccola attività è diventato quasi impossibile.
Spero davvero che Nicola, un amico prima di tutto, riesca a trovare la forza e le energie per uscire dall'impasse e mantenere in vita questo importante presidio culturale della città.



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