“L’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio”: la nuova dimensione conflittuale dei Fridays For Future

“Col vuoto delle generazioni precedenti facciamo i conti ogni giorno. Ma se prima ci limitavamo ad accusare chi c’è stato prima di noi, ora ne comprendiamo le ragioni”



“Dopo quattro anni di scioperi, le persone si stanno svegliando, ma i responsabili politici sono ancora fermi”, afferma Alice Quattrocchi, di Catania. “Abbiamo organizzato marce e incontrato politici, ci siamo impegnati tutti i giorni per avere un impatto, oltre che per informare le persone di cosa succederà nei prossimi decenni. Oggi abbiamo davanti nuove elezioni, ma la crisi climatica è ancora assente dal dibattito. Più noi parliamo di clima, più i principali partiti sembrano fare a gara per prenderci in giro con belle parole a favore dell’ambiente, senza nessun piano completo, ma anzi chiedendo nuovi rigassificatori o altre misure che accelerano la catastrofe climatica”.

Il movimento dei Fridays For Future si trova, già così giovane, a dover maturare per non essere strumentalizzato dai partiti nella solita maniera paternalistica, capaci esclusivamente di blandire i giovani con vaghe promesse elettorali e pragmatismo di maniera. A tal proposito particolarmente significativo è il recente incontro organizzato da Il Fatto Quotidiano: ogni volta che le puntuali osservazioni dei portavoce FFF sollevavano aspetti concreti (rigassificatori, rinnovabili, settimana breve) dall’altra c’era il malcelato fastidio di chi non vuole sentirsi dire cosa fare. Tanto che l’agenda climatica presentata dai Fridays For Future in campagna elettorale è stata pressoché ignorata dalle forze politiche, che hanno preferito al massimo "pescare" da singole proposte e amalgamarle nei propri programmi.


L'intero reportage di Andrea Turco a questo link:

https://www.valigiablu.it/movimento-fridays-for-future-italia/


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