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Domenica XXVII PA - Mt 21,33-43

In questa parabola nessun antisemitismo, nessun appiglio per la teoria della sostituzione e i suoi disastri conseguenti fino alla Shoah, bensì l'annuncio di una meraviglia, di gioia e di speranza, non di un castigo.


Dopo aver fatto prendere coscienza ai discepoli che il riconoscerlo come il “Il figlio del Dio vivente” è un dono del Padre offerto a tutti e che non c’è differenza tra chi arriva prima e chi dopo a rispondere alla chiamata ad essere suo discepolo; dopo aver dato indicazioni su come essere a fianco l’uno dell’altro nelle difficoltà di ciascuno ed averli così iniziati ad essere una comunità fondata non sulle capacità di qualcuno, ma sull’accogliere la misericordia del Padre che sceglie sempre gli ultimi perché, non avendo nulla da difendere, sono aperti a quella novità di vita che è il Regno dei cieli, ha iniziato a demolire la “religione dei meriti” e a porre domande senza possibilità di scappatoie ai credenti e ai gestori del sacro della sua epoca come alla nostra.


Ecco allora che la Liturgia oggi ci propone la terza ed ultima parabola della vigna che, come si sa, rappresenta il popolo del Signore. Gesù non mostra tentennamenti di sorta, non attenua nulla, il suo linguaggio è diretto e di una autorevolezza che pare cercare il colpo ad effetto.

Anche oggi dunque al centro c’è una vigna. Due settimane fa la chiamata dei lavoratori a diverse ore del giorno, domenica scorsa due figli si sono comportati in modo contrapposto nel rispondere all’invito del padre di andarci a lavorare, questa volta è per parlarci delle aspettative del padrone che l’ha data in cura a dei contadini.

La parabola che narra Gesù richiama quasi parola per parola il “Canto della Vigna” di Isaia (5,1-7 che risuona come prima lettura oggi); per indicare l’amore e la cura del padrone verso la sua vigna in ambedue i casi risuonano 5 verbi: vangare, sgomberare, piantare, costruire e scavare. Azioni perché porti grandi grappoli d’uva dalla quale trarre il vino che, nella Scrittura, è fonte di gioia e festa come le settimane scorse è stato ricordato.

Ma al momento della vendemmia l’attesa viene delusa, i contadini prendono a bastonate fino ad uccidere i servi che il padrone ha inviato a ritirare il raccolto, mentre in Isaia la vigna produce uva selvatica. Il significato reso esplicito è che il Signore dal suo popolo si attendeva giustizia ed invece produce solo ingiustizie e spargimento di sangue. I servi inviati sono i suoi profeti che rimangono inascoltati (Ger 7,25-27 e Mt 23, 34-25) e vengono uccisi.

Dio però non si dà per vinto di fronte al risultato negativo e continua a mandare i suoi profeti messaggeri del suo amore e della sua misericordia, anche oggi. Alla fine manda suo figlio che non è soltanto un inviato in più, di fatto è lui stesso. Lo si comprende anche dall’interessante motivazione con la quale i contadini lo cacciano fuori dalla vigna e lo uccidono “è l’erede, avremo noi la sua eredità”: sono le modalità riservate dalla Legge ai bestemmiatori (Lv 24,10-16). È l’interesse che scatena l’odio mortale, Gesù fin dall’inizio del suo ministero l’ha denunciato: “Non potete servire Dio e Mammona” (Mt 6,24), il vostro personale tornaconto mettendo così al centro il vostro “io” contro quello del Padre che guarda invece al bisogno dell’altro. Sono due sguardi diametralmente opposti che non possono trovare conciliazione, convergere su nulla.

Gesù aveva iniziato dicendo ai suoi interlocutori: “Ascoltate” che non è un invito, è un imperativo ed ora fa trarre loro le conseguenze chiedendo: “Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?” la risposta non può che essere quella data: “Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo”. Qui l’Evangelista usa un termine greco molto forte e significativo, non semplicemente “li farà morire”, ma “li distruggerà”, cioè non sarà ucciso solo il corpo di quei vignaioli, ma l’intera loro realtà, l’identità personale sarà annientata come eravamo stati avvertiti nell’Evangelo della XII Domenica PA (Mt, 10,28).

Gesù a questo punto diventa sferzante e cita il salmo 118: “Non avete mai letto nelle Scritture…”? È un monito anche per noi oggi: si può leggere senza capire, senza comprenderne il messaggio indirizzato a noi e non ad altri, o solo a quelli del suo tempo; non ci è concesso di far finta che non ci tocchi per nulla. Si può leggere l’intera Scrittura senza afferrarne una sillaba se al centro c’è solo il nostro ego e non il bisogno, il bene, la felicità dell’altro. Si deve stare attenti perché Dio non guarda alle apparenze, ma il cuore degli uomini: è quest’ultimo che produce frutti.

Poi rivolgendosi direttamente a noi: “Perciò io vi dico” state attenti di non sentirvi mai completamente tranquilli di essere nel giusto dentro le mura della religione che vi siete costruiti attorno, c’è sempre la possibilità che siate ricaduti negli errori fatti in precedenza da altri e, in quel Regno che pensate già di abitare, in realtà sarete preceduti anche dai popoli pagani (è questo il termine greco usato). Sono gli ultimi che diventeranno i primi della scorsa settimana.

Quindi nessun antisemitismo in Gesù il cui fraintendimento ha comportato la teoria della sostituzione e i disastri conseguenti fino alla Shoah. È un forte monito alla Comunità alla quale scrive Matteo, in un periodo nel quale i due movimenti sopravvissuti alla distruzione del Tempio (i farisei e i gesuani), si stavano disputando la supremazia in Israele. Monito a non ricadere in quella “religione dei meriti”, degli interessi, che sempre continuerà ad insidiarci.

 

Dio però non può far altro che amarci per questo l’ultima frase di questo Evangelo annuncia una meraviglia, non un castigo; la pietra scartata è diventata nella passione-morte-risurrezione di Gesù la pietra angolare di una stupenda costruzione. Un annuncio di gioia e di speranza: l’amore è più forte del male del mondo: “Questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi!”, “ma come, non ve ne accorgete?” (Is. 43, 19)

 

(BiGio)

 

 

 

 

 

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