La sicurezza urbana oltre la deriva punitiva


Politiche che ruotano attorno alla priorità dell’azione penale e che prevedono una riorganizzazione delle modalità di controllo del territorio lasciano, in buona misura, intatte le cause

L’intervento di repressione operato dallo Stato con il Decreto legge n. 123 del 15 settembre 2023, “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale”, subito ribattezzato “Decreto Caivano”, ha inasprito le sanzioni, anticipando la repressione nei confronti dei cittadini (soprattutto giovani e minorenni), in ottica di prevenzione dei reati, sulla base di indizi di pericolosità sociale. Tuttavia uno Stato che fa di legge e ordine la propria bandiera apre interrogativi sul significato del termine "sicurezza", che da condizione sociale sta diventando sempre di più sinonimo di incolumità individuale.

Parlare di sicurezza nelle città, infatti, vuol dire parlare di un tema complesso che non si riferisce solamente alla sfera di fenomeni compresi nella classica formula “ordine pubblico e sicurezza” (la commissione di reati e fatti devianti e tutta la serie di eventi a essi collegati), la cui tutela è tradizionalmente affidata in misura preponderante allo Stato, ma che si estende anche a quell’insieme di processi in grado di alterare la percezione sociale dell’insicurezza, al di là della presenza più o meno concreta di una minaccia di tipo criminale.

In altre parole, con la sicurezza urbana nel suo senso più pieno il Codice penale sembra c’entrare poco …

L'analisi di Sonia Stefanizzi continua a questo link:

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