Il ricordo di Giannino Piana si traduce per noi oggi nel recepire responsabilmente l’essere stati “alunni” di un “Maestro” che non ha fornito nozioni enciclopediche rassicuranti, ma ha indicato, percorrendole, le strade problematiche della precarietà umana perché possiamo a nostra volta praticarle ubbidienti alla coscienza.
Ci lascia una ricca e valida eredità supportata da fiducia nell’uomo e nel mondo.
Giannino Piana ha accompagnato generazioni di teologi italiani dalla crisi al rinnovamento dell'etica cristiana: da una ideologia morale giuridica e oggettivistica (per la quale il bene o il male sarebbe insito nelle cose stesse, a prescindere da noi) alla prospettiva personalistica, esistenziale e relazionale (il bene o il male sta nella nostra relazione con l'alterità), evitando quindi il relativismo individualista (il bene o il male lo decide il singolo individuo). Non più quindi un arido elenco di peccati da evitare e una serie di giudizi di condanna, ma un cammino di umanizzazione, nel segno della dignità umana, nel cammino storico della libertà che ricerca il bene possibile in ogni condizione siamo situati. Si procede così — con una mediazione efficace e risoluta, che evita sia passi affrettati, sia un atteggiamento di remissivo adeguamento — verso la piena realizzazione della persona, rigenerata in Cristo.
(P.Z.)
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