È stata presentata il 25 febbraio, presso la Chiesa Valdese di Piazza Cavour a Roma, la «traduzione letteraria ecumenica» (TLE) del Nuovo Testamento. Si tratta dell’esito di un progetto di lungo corso, nato nel 1988 in ambito ecumenico su iniziativa della Società Biblica in Italia (SBI)
Sorte in ambito protestante all’inizio del XIX secolo con l’obiettivo di offrire delle traduzioni accurate della Scrittura nelle diverse lingue, le Società bibliche hanno assunto dalla metà del XX secolo una dimensione fortemente ecumenica. Il coinvolgimento della chiesa cattolica nel movimento ecumenico dopo il Concilio Vaticano II ha visto scaturire nel 1968 – dalla collaborazione tra il Segretariato per l’unità dei cristiani e l’Alleanza biblica universale.
La novità del progetto è stata la scelta di procedere a una traduzione essenzialmente letterale, più fedele ai testi (secondo il criterio della «equivalenza formale»), che la distingue dalla TILC. Ovvero, una traduzione che si vuole più attenta al rispetto della forma e del mondo del testo, piuttosto che alla sua «funzionalità» comunicativa nelle lingue correnti; attenta a «una forma dignitosa e apprezzabile» e capace di «rinviare il lettore alla “lontananza” nel tempo e nello spazio del testo di partenza»
La recensione di Marco Bernardono è a questo link:
https://www.settimananews.it/bibbia/testamento-nuova-traduzione-ecumenica/
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