C’è anche il turismo delle elemosine nel novero dei flussi di visitatori che assediano Venezia. Mendicanti che partono dai paesi dell’Est Europa per farsi una settimana di full immersion nelle calli del centro storico in mezzo alla laguna. Una “vacanza” che non costa quasi nulla e che, in compenso, frutta dai 500 ai mille euro esentasse, o anche più. L’unica spesa che devono affrontare è il biglietto del Flixbus, la rete di pullman che ha conquistato l’Europa raggiungendo e unendo le località più remote. Da Budapest in Ungheria a Venezia, tanto per fare un esempio, 36 euro, idem per il ritorno, il resto è tutto guadagno.
La gestione dei flussi turistici a Venezia, insomma, deve tenere conto anche di questo fenomeno che è esploso grazie al passaparola dei primi mendicanti che hanno provato l’esperienza e si sono resi conto che il gioco vale la candela. Un giorno di lavoro a Budapest rende un decimo di quel che porta in tasca qualche ora a Venezia. La città tra le più conosciute al mondo è una miniera di soldi per chi sa approfittarne e lavora, naturalmente, nel settore del turismo, e i mendicanti dell’Est se ne sono resi conto; inoltre Venezia è vicina ai confini con l’Est Europa e ormai è piena di visitatori tutto l’anno, di conseguenza non c’è una stagione più redditizia di un’altra, ma è alta stagione per 12 mesi.
Così i questuanti stranieri vanno e vengono: chiedono l’elemosina per un po’ di giorni e poi tornano a casa a spendere il ricavato, c’è anche chi ha famiglia da mantenere, e poi ritornano a fare il pieno un’altra volta, e via così con le trasferte nella città delle opportunità. Una volta arrivati a Venezia, lavorano per un po’ di ore al giorno, e quando staccano molti si spostano a Mestre dove trovano le mense per i poveri che li sfamano gratis, qualche associazione che li aiuta anche per dormire oppure si accontentano di un sottoportico o un androne di un condominio.
Così i questuanti stranieri vanno e vengono: chiedono l’elemosina per un po’ di giorni e poi tornano a casa a spendere il ricavato, c’è anche chi ha famiglia da mantenere, e poi ritornano a fare il pieno un’altra volta, e via così con le trasferte nella città delle opportunità. Una volta arrivati a Venezia, lavorano per un po’ di ore al giorno, e quando staccano molti si spostano a Mestre dove trovano le mense per i poveri che li sfamano gratis, qualche associazione che li aiuta anche per dormire oppure si accontentano di un sottoportico o un androne di un condominio.
L'intero articolo di Elisio Trevisan a questo link:
Nessun commento:
Posta un commento