La riduzione della fede a una sorta di gioco dei quattro cantoni tra luoghi comuni catechistici e stimolazioni emotivamente gratificanti, portata avanti da una versione tutta clericale dei moderni influencer, non contribuisce a dare forza al corpo di Cristo, ma lo indebolisce giorno dopo giorno.
Sì, da tempo mi preoccupano la mancanza di una ricerca teologica degna di questo nome, di una divulgazione religiosa di qualità, di una spiritualità capace di bandire i luoghi comuni e di prospettive ecclesiali coraggiose. Anzi dilaga una predicazione mediocre, che ha la pretesa di essere edificante, perché cattura con l’insidia dei luoghi comuni. La banalità, appunto, ma una banalità che, oltre a fare male, fa del male. Abbiamo visto quale ricaduta ha comportato sul tessuto culturale del nostro Paese il decadimento del livello della comunicazione di massa: perché non rendersi conto in tempo del fatto che anche nella comunicazione della fede ogni gioco al ribasso illude, perché è “a presa rapida”, ma non può poi che deludere perché non nutre realmente le radici della professione di fede, della spiritualità, della pratica liturgica, del comportamento etico?
L'intera acuta riflessione di Marinella Perroni continua a questo link:
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