Ripensare l’iniziazione cristiana coinvolge ogni aspetto della vita della Chiesa

Cresce il lamento per una generazione di adulti che non ha comunicato la fede alle nuove generazioni: come se si fosse inceppato il passaparola della fede. Forse stiamo scontando la responsabilità di avere per anni espropriato le case dal compito di comunicare la fede, relegandolo quasi esclusivamente agli ambienti ecclesiastici. Ci pesa sulle spalle una tradizione secolare che riservava questo compito a preti, religiosi, a chiese e oratori, una sorta di espropriazione che ora scontiamo. Diceva san Francesco ai suoi frati: portate il vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole. La testimonianza è il primo passo dell’evangelizzazione, della comunicazione della fede nella famiglia.  Ecco da dove partire. Gesù non manda gli apostoli nelle sinagoghe ma nelle case. 

Il confronto con le nuove generazioni ci conduce a ripulire l’affresco Gesù da troppi appesantimenti, a purificare il messaggio dalle incrostazioni che i secoli hanno depositato, a liberare un volto di Chiesa che possa essere affidabile perché rifugge da immobilismi e da moralismi colpevolizzanti. Papa Francesco dice: sognate anche voi insieme a me questa Chiesa, una Chiesa in cui si passi dal paradigma del peccato a quello del cammino, dal paradigma della legge a quello della persona».

Quale volto di Chiesa? Gesù ha rivelato nelle sue parole e nei suoi atteggiamenti il volto di un Dio ospitale, disponibile. Rileggendo in tale ottica i tanti episodi del Vangelo, notiamo la disponibilità di Gesù nei confronti di Giàiro, del centurione, dell’emorroissa e verso tanti altri che si rivolgevano in lui con fiducia.

Così Karl Rahner descriveva sinteticamente la Chiesa: «Essa è una presenza incarnata della verità di Cristo». Cristo non ha insegnato dogmi o precetti morali: ha indicato uno stile, quello delle Beatitudini e di un cuore ospitale. Tale deve essere la Chiesa.

Alla luce di queste premesse si può tentare di inquadrare il problema e cercare le soluzioni. Certamente è necessario e urgente – ci ricorda Cettina Militello – «inventare modalità altre di trasmissione della fede non necessariamente legate alla simmetria della scolarizzazione e dei suoi tempi».

Il carrozzone dell’iniziazione cristiana – così come è attualmente – fa acqua da molte parti. Bisogna quindi stare attenti a non versare vino nuovo in otri vecchi, ma vino nuovo in otri nuovi. 

L'intero articolato intervento di Renato Borrelli a questo link:

http://www.settimananews.it/pastorale/ripensare-iniziazione-cristiana/


1 commento:

  1. Condivido. Togliere il sarcofago di un metodo vecchio e che spesso non porta a nulla. Gesù è lieto annuncio, più semplice e profondo, più grande ed efficace se si parte dal Vangelo.

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