Il brano dell'evangelo di Giovanni di oggi si situa dopo la memoria del dono della manna durante il cammino nel deserto dei figli d’Israele. Gesù ha appena ammonito i suoi ascoltatori a non mormorare tra di loro (Gv 6,43) ripetendo il peccato dei figli d’Israele nel deserto. La mormorazione è peccato che infrange l’unità del corpo comunitario. Chi mormora non si sente legato agli altri, non si sente appartenente. Ora, il corpo comunitario sta insieme grazie alla parola del Signore che la fonda, ma anche grazie alle parole che i membri della comunità si scambiano e che possono edificare o distruggere. La vivibilità di una comunità cristiana è in buona parte connessa alla qualità e al tenore delle parole che vi circolano. Per questo è essenziale la centralità dell’ascolto della parola di Dio, del vangelo, per questo è vitale per ciascuno nutrirsi della parola di Dio, perché solo così la comunità può strutturarsi sull’unica base solida e può essere sottratta alle parole distraenti e dispersive che spesso sono il carattere delle parole scambiate in una comunità. Spesso la vita comune, la vita ecclesiale è il luogo di quelle “parole vane” che Gesù stigmatizza (Mt 12,36). Per questo è anche così la pratica del silenzio nella vita umana e cristiana, perché solo grazie al silenzio la parola acquisisce peso e sfugge al suo infausto destino di essere leggera, di essere chiacchiericcio, di essere divisiva o escludente, che uccide invece di dare vita. Del resto, secondo il discorso sul pane di vita in Gv 6, Gesù è il pane di vita anzitutto in quanto Parola di Dio fatta carne, Lógos che rivela perfettamente il Padre. Ma poi lo è anche in quanto cibo e bevanda eucaristici, in quanto corpo consegnato per amore che nel pane spezzato e nel vino versato trova il sigillo di una vita interamente donata per amore. Pane e parole: forse in radice il compito spirituale del credente è imparare a parlare e a mangiare. Non suoni semplicistico o banale: parola e cibo sono i luoghi fondamentali di un’appartenenza, sono gli elementi basilari che costruiscono una comunità. Noi siamo legati gli uni agli altri dalla parola, e la tavola è il luogo che fonda la convivenza e rafforza i legami reciproci. Lì, con la parola e con il pane, attorno a una tavola, si edifica un corpo comunitario e si cementa l’appartenenza ad esso.
(Luciano Manicardi)
Nessun commento:
Posta un commento