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SS. Trinità: luce e tenebre, male e verità



Nel Vangelo della liturgia di oggi si incontra un dato che riguarda nello stesso tempo la vita nella sua dimensione umana e l’esistenza di fronte a Dio. Potremmo dire che in questa pagina di Giovanni l’annuncio che il Vangelo fa’ riguardo alla vita di fede e al rapporto con Dio, si innesta con l’esistenza nella sua dimensione semplicemente umana, annunciandoci che una vita umana vera e piena è anche quell’esistenza che può aprirsi a Dio. Un grande insegnamento, perché ciò che è autenticamente spirituale è sempre anche autenticamente umano e viceversa. La separazione e contrapposizione tra ciò che è umano e ciò che riguarda la fede non è cristiana, non viene da Dio, ma dal «Divisore» (diavolo). È una separazione diabolica.

I termini fondamentali di questa pagina sono tenebre e luce; male e verità. Il male è associato alle tenebre, al nascondimento, alla menzogna. È un aspetto, se vogliamo, semplice e complesso allo stesso tempo: chi fa il male tende a nascondersi, ad essere menzognero, a vivere nelle tenebre. Non ci sarebbe bisogno nemmeno di chiamare in causa la fede per questo. Chi opera il male anche dal punto di vista semplicemente umano è nemico della verità, vive nella menzogna, cerca le tenebre. Il male, il peccato, cresce grazie al nascondimento, alle tenebre, alla menzogna. Il sacramento della Penitenza, la Confessione, che cosa altro non è se non far venire alla luce, ciò che è nelle tenebre: il male si «dissolve», perde la sua forza, quando viene portato alla luce, quando si manifesta e viene «confessato».

Gli altri due termini associati sono appunto luce e verità. Il bene non ha timore della verità, non ha paura della luce. La verità «viene verso la luce», non ha bisogno di mentire o di nascondersi, né timore di essere condannata o riprovata. In questo senso potremmo associare a questi due termini un'altra parola cara all’evangelista Giovanni che è «libertà». Alla verità del bene corrisponde la libertà. Solo chi vive nel male e nel peccato non è libero, perché deve salvaguardare il nascondimento e la menzogna: tutte le sue energie egli le spende per nascondersi… non può essere libero.

Gesù con la sua vita buona è venuto a mostrarci una vita così: un’esistenza che non ha paura della verità e della luce, vissuta nella libertà e per amore: Gesù ha vissuto nella libertà, perché ha vissuto nell’amore. Chi vive nell’amore e cerca di vivere nel bene è libero, perché non tema la verità, la luce: e sue energie le può usare per fare il bene, non per nascondersi. La saggezza dei semplici riassumeva questo nell’espressione: «male non fare, timore non avere».

Se guardiamo la nostra vita invece posiamo scoprire le nostre ombre, le nostre tenebre, le nostre paure di verità e possiamo accorgerci che proprio quei «luoghi» sono quelli che rimangono impermeabili anche a Dio, alla relazione con lui, alla bellezza del Vangelo. È il nostro peccato: quegli aspetti della nostra vita che cerchiamo di tenere nella menzogna e nel nascondimento.

Chiediamo al Signore di farci vivere nella verità e nella luce perché appaia chiaramente che le nostre opere sono fatte in Dio. Il tempo di Pasqua che stiamo vivendo è un tempo di luce. In esso possiamo imparare a vivere da figli e figlie della luce e non delle tenebre.

(Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli)

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