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Un piccolo pezzo di pane come abbondante viatico

Forse da piccoli i nostri vecchi ci hanno insegnato che il pane, foss’anche un piccolo tozzo, va serbato e mai gettato, quasi fosse cosa sacra. E noi piccoli non capivamo il perché di tutta quella attenzione per un bene così comune. Poi crescendo, almeno una volta, avremo provato i morsi della fame e atteso un pezzo di pane. A volte ci saranno tornati alla mente i loro racconti di fame e di guerra, rivedendoli perpetuati sino nostri giorni con la sofferenza e violenza di sempre: il pane era allora come lo è oggi: vita. Così come ci sarà capitato di incontrare donne e uomini in cerca di pane nei cassonetti dell’immondizia oppure disposti a mettere in gioco la loro vita attraversando mari e deserti per procurare pane per le loro creature.

Nelle parole di Gesù il pane di vita diviene il mezzo per annunciare la vita che vince la morte. Se il pane: farina impastata, lievito e acqua sostiene il nostro corpo, in Gesù il pane di vita diviene carne, diviene vita eterna dono di Dio dato per amore di ogni creatura. Trasmesso dal Padre al Figlio, da Lui ai discepoli e discepole, da loro a noi tutti.

Di mano in mano: dalle mani sante di Gesù a quelle callose dei dodici a quelle bianche di farina delle donne che lo seguivano, sino alle nostre, a quelle dell’umanità tutta. Quel pane di vita divine pane che dà senso ma solo se lo si mangia, se si fa esperienza personale e profonda che assumerlo è accogliere la vita, la carne e il sangue del Cristo, credere alle parole del crocifisso risorto.

Mangiare dona esistenza, speranza e forza, apre a un domani che ci precede e supera. Certo a caro prezzo, come a caro prezzo è la carne e il sangue donato da Gesù per l’umanità tutta sul legno della croce. Si trasmette di mano in mano, a volte mani tese imploranti, altre volte mani che si stringono in segno di pace, altre ancora mani sporche di sangue.

Gesù porta il pane di vita a tutti, senza distinzione, e senza centellinarlo. Dona il pane di vita, e il sangue dell’alleanza senza misura, in abbondanza. Come i pochi pani e due pesci, quel poco che diventa sovrabbondante e ci interpella: “Date loro voi stessi da mangiare”.

Là come qui Gesù ricorda che solo accettando di mangiare quel pane e bere quel vino riceveremo il suo corpo carne e sangue, riceveremo quella capacità di amare e trasmettere anche se spesso malamente e in maniera imperfetta. Diversamente, ci ammonisce, assumeremo pani strappati, fatti di possesso e non di condivisione, pani bruciati dall’odio e dalla violenza, pani raffermi per le nostre pavidità e incapacità di metterci in gioco sulle parole dell’evangelo.

Quel pane e quel vino divenuti carne e sangue di Gesù saranno annuncio efficace di vita eterna se saremo stati capaci di donare la nostra vita, se saremo stati capaci di accogliere quel poco pane che è la nostra esistenza facendolo diventare vita donata in obbedienza alla parola di Gesù. Quel pane e quel vino divenuti carne e sangue di Gesù saranno annuncio efficace di vita eterna se saremo stati capaci condividendolo, di farne vera eucaristia con libertà e per amore.

Allora il nostro piccolo tozzo di pane diverrà abbondante viatico per sostenere i nostri giorni nel cammino fino a giungere all’abbraccio di Cristo nel banchetto del Regno.

(fr. Michele di Bose)

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