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Il Senegal, bastione della stabilità democratica in Africa Orientale, vacilla sotto i colpi di scontri anche violenti

I senegalesi protestano numerosi e a viso aperto contro l’esecutivo di Macky Sall. Ancora una volta – come già in passato a Dakar e in diversi altri paesi africani – è il timore di vedersi scippati della libertà di scegliere un nuovo presidente, alle elezioni del prossimo anno, a incendiare gli animi. Un sentimento che riflette l'indebolimento delle istituzioni democratiche e delle personalità che lo incarnano, in un intreccio tra governo e partecipazione democratica, tra diritti e violenze


È di almeno 16 morti e 350 feriti il bilancio degli scontri in corso da giorni in Senegal tra polizia e manifestanti che protestano contro la condanna del leader di opposizione e aspirante candidato alle presidenziali Ousmane Sonko, sindaco di Ziguinchor. Sonko, assolto dalle accuse di stupro mosse da una dipendente di una sala massaggi nel 2021, è stato riconosciuto colpevole di “corruzione di giovani” – un reato nel sistema penale senegalese, che riguarda chiunque offenda la morale “incitando, promuovendo o favorendo la dissolutezza o la corruzione di un minore di 21 anni” – e condannato a due anni di carcere. L’oppositore non potrà ricorrere in appello, poiché giudicato in contumacia. Le proteste sono scoppiate dopo che il suo partito, African Patriots of Senegal for Work, Ethics and Fraternity (Pastef) ha esortato i sostenitori a scendere in piazza contro una condanna che ritengono essere ‘fabbricata’ per impedirgli di candidarsi alla presidenza nel 2024. Trincerato nella sua roccaforte di Ziguinchor durante il processo, lunedì scorso Sonko è stato ricondotto manu militari nella sua casa di Dakar, in un quartiere controllato dalla polizia. Né i suoi avvocati né i suoi alleati politici da allora hanno potuto accedere alla sua abitazione. Subito dopo i primi scontri, giovedì scorso, il governo di Dakar ha bloccato l’accesso a Internet e ai servizi di social media, su cui circolavano video degli scontri, sostenendo che venissero usati per incitare alla violenza. Le proteste si sono allargate anche fuori dal Senegal e diverse rappresentanze diplomatiche del paese sono state assaltate da cittadini senegalesi all’estero. A Milano il console è stato aggredito e picchiato.


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