Passare da reale gerarchico-piramidale a struttura che recuperi la sua dimensione assembleare, che ovviamente conserva uno scheletro, cioè una gerarchia ecclesiale, ma recupera anche la dimensione carnale, quella fatta dai battezzati, laici, protagonisti nella e della vita della Chiesa. Questa la sfida al centro della seconda assemblea sinodale, sulla sinodalità.
La rimozione del grande nodo, il ruolo delle donne nella Chiesa, ha fatto passare in ombra la seconda assemblea sinodale sulla sinodalità, che invece merita comunque attenzione se la si riuscisse innanzitutto a capire.
Essa oscilla tra una riforma che non può essere scritta o formalizzata, quella dei cuori, e un cambiamento strutturale: passare da reale gerarchico-piramidale a struttura che recuperi la sua dimensione assembleare, che ovviamente conserva uno scheletro, cioè una gerarchia ecclesiale, ma recupera anche la dimensione carnale, quella fatta dai battezzati, laici, protagonisti nella e della vita della Chiesa.
In questo modo la Chiesa non è sarebbe più clericale, ma opera collettiva di laici e ordinati. La scia è affascinante perché equivale a riaffermare l’unità nelle diversità, un modo di vedere il mondo che si oppone ai prevalenti nazionalismi contrapposti in blocchi di ferro. Ci si riuscirà?
Il commento di Riccardo Cristiano continua a questo link:
Nessun commento:
Posta un commento