Nella XXX Domenica PA abbiamo pregato così ...

Introduzione

In questa XXX domenica del T.O. il vangelo di Marco ci racconta la guarigione del cieco di Gerico, ossia di Bartimeo, figlio di Timeo, mentre Gesù inizia la sua ascesa a Gerusalemme. La prima lettura mette in luce la gioia degli esuli che ritornano in patria, come opera esclusiva della salvezza di Dio e la seconda lettura descrive la figura del sacerdote, come intermediario tra Dio e gli uomini, che trova il suo culmine nel Cristo.

Bartimeo non solo era diventato cieco, peggio che essere sordo, ma era pure un clochard. Per la mentalità ebraica la cecità era considerata una malattia ripugnante, simbolo di peccato, i ciechi erano persone inermi, escluse ed emarginate dalla società. Bartimeo, non potendo lavorare, si era messo a sedere e mendicare sulla strada che portava da Gerico a Gerusalemme. Appena sente che sta arrivando Gesù, si alza in piedi, getta via il mantello, che nella Bibbia simboleggiava la dignità, totalità ed essenza della persona, gridando e chiamando con forza Gesù. Simbolicamente rinuncia al suo passato, per aprirsi alla speranza del futuro. Scandalo! Come si permette Bartimeo di disturbare il Maestro, fatelo stare zitto! Ma niente da fare, Bartimeo, riconoscendosi debole e bisognoso di aiuto, comincia a gridare ancora più forte: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me” (Mc 10, 47-48), fra tutte è la preghiera più umana, cristiana ed evangelica, rimasta nelle nostre liturgie nel “Kýrie eléison” o nel “Signore pietà” dell’atto penitenziale.

Gesù ordina ai discepoli di chiamarlo e non forza Bartimeo ma lo lascia libero di decidere e di chiedere ciò che gli sta più a cuore e lui dice: “Rabbunì, che io veda di nuovo” (Mc 10,51b), lo chiama “Rabbunì”, che vuol dire affetuosamente Maestro mio, lo stesso termine che userà Maria Maddalena quando incontrerà Gesù risorto nel giardino accanto al sepolcro (Gv 20, 16b,17).

Nell’esaudire la richiesta accorata di Bartimeo, Gesù esercita la virtù della carità con sollecitudine e tenerezza, ossia di coloro che si mettono a disposizione degli altri, per realizzare i loro desideri più profondi. Quando si è amati, ci si sente fortissimi.

Bartimeo passa da essere un vagabondo, cioè da andare in giro a dove gli capita, ad essere un pellegrino di speranza, ossia ad avere un punto di arrivo, uno sguardo rivolto verso Gesù.

Papa Francesco ha intitolato la bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit” ossia la speranza non delude e non illude. Gesù dirà a Bartimeo “Và, la tua fede ti ha salvato” (Mc 10,52a), ossia viene giustificato per fede, reso giusto, messo nel giusto rapporto e nella giusta relazione con Dio e con i fratelli e sorelle, la sua fede lo riconcilia con Dio e gli dà pace. Papa Luciani, ossia Giovanni Paolo I, diceva che la speranza è una virtù “obbligatoria per ogni cristiano” (Udienza generale 20/09/1978).

Bartimeo quindi porta in sé le tre virtù teologali, fede, speranza, carità, ricordandoci che la dignità di ogni persona umana va difesa, accolta, compresa. Ognuno di noi, nessuno escluso, porta in sé il sigillo e la luce di Dio.

 

 

Intenzioni Penitenziali

Signore ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che non abbiamo superato gli ostacoli e le difficoltà della vita, con gli occhi della fede

Signore pietà

Cristo perdonaci quando non ti abbiamo saputo riconoscere e non ti abbiamo seguito “lungo la strada” (Mc 10, 52b)

Cristo pietà

Signore ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che abbiamo messo a tacere chi ti cercava e non abbiamo favorito l’incontro con te

Signore pietà

 

Preghiere dei fedeli

Preghiamo dicendo: Dio di misericordia, ascoltaci!

Per la Chiesa perché sia sempre pronta e fedele interprete del comando di Gesù: Chiamatelo! Chiamateli tutti! Che possa far sempre risuonare la parola di Gesù: “Coraggio! Alzati ti chiama!” (Mc 10, 49b)

Preghiamo: Dio di misericordia, ascoltaci!

Preghiamo con le parole di Papa Francesco, perché con l’impegno verso le persone svantaggiate, verso i poveri, verso coloro che sono tribolati dalle guerre e dalle carestie, in particolare la bombardata Terra Santa e la martoriata Ucraina, “possa svilupparsi la solidarietà e sussidiarietà di tanti cittadini che credono nel valore dell’impegno volontario di dedizione ai poveri”. (Messaggio per la Giornata mondiale dei poveri 19 novembre 2023)

Preghiamo: Dio di misericordia, ascoltaci!

Oggi 27 ottobre ricorre la 23a Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, uniamoci all’appello del Dicastero per il Dialogo Interreligioso: “Cari fratelli e sorelle musulmani, uniamoci per spegnere il fuoco dell’odio, della violenza e della guerra, e accendiamo invece la dolce candela della pace, attingendo alle risorse per la pace che sono presenti nelle nostre ricche tradizioni umane e religiose.” (15/03/2024)

Preghiamo: Dio di misericordia, ascoltaci!

Preghiamo con le parole di P. David M. Turoldo: “Signore, ora ti vogliamo pregare, per tutti i deportati della terra, per tutti gli esiliati dai loro paesi, per la gente di ogni colore, per i poveri figli della Notte sradicati dalla loro Africa, così soli e smarriti in queste città di bianchi ... e poi per il "piccolo resto" di fedeli: che continuino a credere, Signore!” 

Preghiamo: Dio di misericordia, ascoltaci!

Un anno fa il 26 ottobre tornava alla casa del Padre la nostra sorella Elina, preghiamo per tutti i nostri cari, per coloro che ci hanno lasciato in quest’anno e per coloro che hanno fatto parte della nostra comunità, donandoci il loro tempo, amore e saggezza: Elina; Matilde; Raffaella; Monica e Ada; Salvatore e Aurora; Guerrino; Sergio; Giacomo; Fernanda; Vanda; Pino (papà di Gianna); Giampaolo (marito Linda); Manuela (moglie di Alberto); Lucia (figlia di Sara); Marius; Ruggero; Dimitri; Teresa; Claudio; Silvana; Bruna; Giovanni; Aldo; Anna Maria; Pierina; Lucia. Signore illumina le loro anime con la pace della tua luce.

Preghiamo: Dio di misericordia, ascoltaci!

 

Antifona di comunione

Preghiamo insieme con l’antifona di comunione che sottolinea la continuità e l’unità della celebrazione: dalla mensa della Parola alla mensa Eucaristica. 

“«Rabbunì, Maestro, che io veda di nuovo». «Va’, la tua fede ti ha salvato»”. (Mc 10,51-52)

 


 

 

 

 

 

 

 

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