Il popolo è la Chiesa: la Comunità come soggetto pastorale

La nozione di “popolo di Dio” per esprimere la realtà ecclesiale si è imposta nella chiesa cattolica durante l’ultimo concilio ecumenico e papa Francesco la riafferma con insistenza, ma non ci sembra ancora sufficientemente approfondita a livello teologico, scarsamente assimilata a livello pastorale e sostanzialmente disconosciuta a livello giuridico.

“Padre, vorrei far celebrare una messa per il giorno tale, quanto le devo?” In questa semplice frase, apparentemente innocua e pronunciata con naturalezza, si cela il motivo dell’attuale declino della Chiesa cattolica e riemergono proprio le tre condizioni appena elencate, ma in forma negativa, cioè come ostacoli alla realizzazione di una pastorale del popolo di Dio.

Il primo si scorge già nel titolo con cui il (o la) fedele si rivolge al sacerdote: “padre”. Come può una visione di chiesa che non solo divide i padri dai figli, ma i padri tra loro (distinguendo tre gradi del sacerdozio: diaconato, presbiterato ed episcopato) e pure i figli tra loro (separando i “più consacrati”, cioè i religiosi, dai laici), corrispondere ancora pienamente all’enunciato di Gesù: «voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8)? Dalla fraternità evangelica si è passati alla strutturazione gerarchica attraverso un processo preciso che tenteremo di identificare e che impedisce di riconoscersi parte di uno stesso popolo....


L'intero intervento di Cesare Baldi è a questo link:

https://www.viandanti.org/website/il-popolo-e-la-chiesa-la-comunita-come-soggetto-pastorale/





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