Mi chiamo Soumaila Diawara e non sono né un cane né un porco, sono un rifugiato. Porto addosso le cicatrici dell'inferno. Da dieci anni questo paese, l'Italia, è la mia casa.
Qui sono stato accolto, qui sono riuscito a ricostruire la mia vita spezzata. Eppure da due giorni non faccio che pensare a quelle parole, non faccio che pensare che per qualcuno sono un "cane". Un "porco". Un pericoloso nemico della nazione che mi ha dato una seconda possibilità. Un delinquente qualsiasi pronto a rubare, addirittura a stuprare. Sabato ero seduto a cena con mia moglie, in una sera come tante, quando ho ascoltato dal Tg1 le affermazioni piene di disumanità del ministro Salvini. L'ho sentito paragonare me e quelli come me a degli animali, con un linguaggio volgare e aggressivo che ho trovato inaccettabile. Siamo noi i cani e i porci, noi migranti e rifugiati? ...
L'intervento di Soumaila Diawara continua a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202410/241021diawara.pdf
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