L'ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite ha offerto ancora una volta alla comunità internazionale l’occasione (o l’alibi) di perdere un’opportunità. Nel vortice delle centinaia di leader che si sono alternati sulla tribuna di Palazzo di Vetro, nessuno ha prestato troppa attenzione all’ennesimo grido di aiuto lanciato dal rappresentante haitiano.
Eppure Edgar Leblanc, presidente del Consiglio di transizione – l’organismo incaricato di gettare le basi per riedificare un sistema istituzionale polverizzato da quasi un decennio di anarchia – non ha impiegato mezzi termini per descrivere la gravità della crisi. «Il Paese è dilaniato dalla criminalità», ha detto. Non si tratta di una metafora. Haiti è smembrata in brandelli di territorio: in ciascuno, l’unica legge è quella della banda che se l’è accaparrato. La Repubblica delle gang, la chiamano. In realtà sembra più una confederazione sotto l’egida del “boss dei boss”, Jimmy Chérizier alias Barbecue. Alla minaccia di duecento gruppi molto armati – grazie ai proventi degli sponsor politici locali, del racket e degli accordi con i “signori della droga latinoamericani” – il mondo ha risposto, con quasi due anni di ritardo rispetto alla richiesta, con l’invio di una missione multinazionale guidata dal Kenya che, al momento, consiste in meno di cinquecento poliziotti barricati nella base Usa per mancanza di forze e mezzi....
L'articolo di Lucia Capuzzi continua a questo link:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/haiti-sudan-e-l-impotenza-onu
Nessun commento:
Posta un commento