L'incredulità di san Tommaso (Caravaggio): il commento del Vescovo Derio Olivero

 Qui il commento del vescovo Derio Olivero al quadro del Caravaggio: https://www.youtube.com/watch?v=EBTKj3iAxjc


L’opera è realizzata da Caravaggio tra il 1600 ed il 1601, con la tecnica olio su tela. Misura 107 x 146 cm, conservata a Postdam nella Bildergalerie.

Caravaggio riporta sulla tela fedelmente il passo che vede come protagonista San Tommaso. L’apostolo Tommaso dopo la morte di Cristo afferma che crederà alla resurrezione solo quando potrà vedere coi suoi occhi e toccare con mano le sue ferite.

«Se non metto il dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò!» (Giovanni 20,19-29).

La scena narra l’episodio con profondissimo pathos e drammaticità. Lo sfondo scuro tipico di Caravaggio e la luce proveniente da sinistra (dietro Gesù cioè dal Padre) mettono a risalto i pro- tagonisti dell’opera. Oltre a Gesù e Tommaso, in secondo piano altri due discepoli assistono all’opera.

Tommaso ficca il dito nel costato di Gesù che lo prende per mano e quasi “spinge” la mano per fargli sentire ancora di più le sue ferite. Questo gesto sottolinea la volontà di Gesù di accompagnare Tommaso all’esperienza di lui. Chiunque deve fare esperienza dell’amore di Dio. 

Gli abiti sono quelli tipici del 1600 ma sono di quelli di ogni uomo o donna del futuro. L’opera assume quindi un messaggio universale che va al di là delle epoche e delle persone. Questa universalità viene sottolineata anche dalle diverse “mani” che si paragonano. Quelle di Gesù sono affusolate e pulite, quelle di Tommaso tozze e sporche. Nessuno è escluso da Dio, soprattutto quelli “sporchi”, cioè i peccatori.


Lo sguardo di Tommaso è più quello di uno scienziato intento a studiare che quello di un discepolo. La sua resa espressiva è potentissima, è quella di uomo incredulo e al tempo stesso stupito e timoroso. Quella degli altri due uomini sembra invece urlare curiosità e interesse nel “verificare” la parola di Gesù. Le posizione dei personaggi non è – ovviamente – scelta a caso. Gesù e Tommaso sono disposti in un primo piano ipotetico lungo una diagonale che parte da sinistra in basso e va verso destra in alto.


Le quattro teste dei protagonisti formano una croce. Gli sguardi dei tre uomini invece un triangolo.

Questi espedienti tipici di Caravaggio elevano il pathos della scena a livelli altissimi. Guardando l’opera sembra quasi di sentire sulle nostre dita le ferite che sta toccando San Tommaso.
La concentrazione emotiva dello spettatore oltre che moltissimi virtuosismi tecnici fanno anche questo lavoro di Caravaggio un’opera straordinaria.
(dal sito: www.insiemesullastessabarca)

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