Troppo poco augurare buon inizio di Ramadan

 


Mi sembra troppo poco augurare ai fratelli e sorelle musulmane della mia città un buon inizio di Ramadan. Sarebbe come dire buona Pasqua e dal lunedì dell’Angelo dimenticare l’impegno quotidiano di liberazione degli oppressi e di vita nuova per tutti.
Adesso che il Ramadan è iniziato dovremo intensificare la fraternità che ci lega qui a Marghera e allargare lo sguardo del cuore al mondo intero.
Proprio ieri una persona del mio quartiere, con fastidio mi ha aggredito con parole di disprezzo: “Ormai alla Cita i xe tutti musulmani”. Non dovrà passare giorno allora, senza che abbia annunciato la bellezza dell’essere noi tutti figli di Abramo, affinché “questo mese di digiuno sia fonte di pace e misericordia” (UCOI).
Ringrazio sempre il Signore per avermi donato tanti amici musulmani come l’Imam di Marghera Hammad, che anticipava anni fa la Fratelli tutti di Francesco: “Quando pensiamo alla misericordia dobbiamo pensare ad un amore che si allarga. La misericordia come prendersi cura degli altri, infatti, non è solo nei confronti delle persone della propria famiglia ma deve essere verso tutti”.
Per voi, allora, sorelle e fratelli musulmani l’augurio per trenta giorni di digiuno e preghiera. Per me un jihād, ovvero un impegno, uno sforzo, che sia “allargare l’amore perché nel mio cuore ci sia posto per tutto e per tutti, compresi gli animali e le piante” –come scriveva Hammad. “Tutta l’umanità e tutti gli uomini vengono raggiunti dalla misericordia e Dio un giorno potrà dirci: “se tu fossi andato dal tuo fratello che aveva fame e sete, che era povero e nel bisogno, avresti trovato me!”
Molto più forte dell’indifferenza che nella pandemia ci isola e molto più decisiva delle diffidenze che ci mettono gli uni contro gli altri, sia questo augurio reciproco che un’amica musulmana mi ha scritto sull’agenda: “Che la benedizione di Dio sia su voi tutti!”
don Nandino

Nessun commento:

Posta un commento