I racconti che il Vangelo ci fa sulle apparizioni di Gesù risuscitato possono lasciarci un po’ perplessi, perché siamo in presenza di un essere “spirituale” ma il messaggio che i cristiani vogliono dare al mondo è lucido, luminoso ed evidente: la nostra relazione con Dio non è più fondata unicamente sulla obbedienza alla legge, ma soprattutto sull’impegno che noi abbiamo, per dirla con Teillard de Chardin – di amorizzare il mondo.
Noi non siamo chiamati ad una obbedienza personale rivolta solamente a “salvare l’anima”. Purtroppo, quello che è rimasto ben vivo e saldo nella chiesa è proprio il messaggio rivolto alla “salvezza dell’Anima”. Forse un po’ meno ai nostri giorni, tuttavia si dà l’impressione che il senso dell’incarnazione, della passione, morte e resurrezione di Gesù, si restringa ad un problema strettamente personale: salvare la propria anima. Questa impostazione ha ispirato la nascita di movimenti che chiamerei più che di spiritualità, “spirituailisti” perché rimangono alieni dal mondo e dalla storia, mentre l’incarnazione è una forza che entra nella creazione, che entra in ogni uomo; è una forza di risurrezione, di rinascita, di cambiamento profondo.
Sappiamo che nella natura, nelle stelle, nelle cose che ci circondano, c’è un movimento permanente, quello che i greci esprimevano con due parole del celebre aforisma : panta rei, tutto si muove, tutto è movimento. Anche l’uomo è in movimento, ed è un movi- mento che deve svilupparsi nella line dell’Amore. Perché la grande forza di attrazione che muove l’uomo – come dirà il nostro Poeta Dante “quello che muove il sole le altre stelle” (paradiso XXXIII) è l’Amore. Pertanto noi dovremmo crescere e progredire attraverso la liberazione di tutto ciò che ostacola l’Amore, il dono di noi agli altri.
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