L'augurio del Vescovo di Padova Claudio

 

Cari fratelli e sorelle,

come Vescovo di Padova e a nome di tutte le comunità cristiane della nostra Diocesi, voglio farmi vicino a voi per rivolgervi l’augurio di benedizioni dal cielo all’inizio di questo sacro mese di Ramadan 1442 H. – 2021 A.D..

Il tempo di pandemia, che ancora stiamo vivendo, ci sta spronando con forza alla conversione, per riconoscerci tutti fratelli e sorelle, figli e figlie di Abramo, capostipite di ebrei, cristiani e musulmani per la sua fede nell’unico vero Dio.

Sentendoci tutti “sulla stessa barca” (cf. Omelia di Papa Francesco del 27 marzo 2020), siamo impegnati come credenti a testimoniare la speranza che abita in noi, in mezzo alla società nella quale ci troviamo. Lo facciamo con amore, per ritornare a guardare con stupore e gratitudine le stelle del cielo, segno della benevolenza di Dio verso gli uomini e le donne di ogni luogo e di ogni tempo.

Il mese di Ramadan aiuta a rimettere al centro della vita le relazioni che contano e che, come stelle collocate sulla volta celeste, sanno imprimere alle nostre esistenze terrene un orientamento e una forza tali da non farci tremare, tantomeno disperare, davanti alla fatica e alla precarietà del nostro pellegrinaggio umano.

La prima stella che voglio guardare con voi è Dio stesso. Quanto ne abbiamo bisogno! Ritornando a pensarci come creature uscite dalla sua sapiente mano creatrice, destinatari della sua Parola e accompagnati dalle sue continue benedizioni, ci sentiamo oltremodo amati e incoraggiati nel crescere nel bene, sotto il suo sguardo. E proprio alla maniera di un padre, Egli ci guarda crescere verso un’umanità degna di tale nome. Egli ci stimola e ci sprona perché sappiamo centrare l’obiettivo di un amore senza riserve e verso tutti.

Ecco allora sorgere in alto la seconda stella: la fraternità universale tra tutti gli uomini e tutte le donne. In una società che, troppo spesso, insegna a guardare il prossimo o come concorrente, o come mezzo, o come socio in affari, la fraternità ci aiuta a rinnovare il nostro sguardo, abbandonando il metro dell’interesse, del profitto e della mercificazione, per usare quello della fraterna prossimità. Se sei mio prossimo, mi interesso di te, mi prendo cura di te, so provare gioia e ammirazione quando compi il bene. So poi vedere nella nostra diversità una ricchezza, qualcosa che Dio ha voluto per il nostro reciproco aiuto, come recita lo stesso Corano: «Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone»(5,48).

Guidato anch’io da queste stelle, mi avvicino a voi, all’inizio del Ramadan. Fraternamente piango i fratelli e le sorelle musulmane morte in questo anno. Sono a conoscenza della fatica vissuta nel trovare una sepoltura adeguata nei cimiteri dei nostri Comuni: penso che la concreta integrazione delle persone nel nostro Paese passi anche attraverso l’esperienza della morte. Ammiro la solidarietà che è nata dalle vostre comunità nella pandemia e che si è riversata, senza distinzioni, sulla popolazione colpita dal lockdown. Fraternamente mi unisco a voi, in questo tempo di rinnovamento spirituale, consapevole che la preghiera, il digiuno e l’elemosina sono un potente antidoto contro l’egoismo e l’amor proprio. Fraternamente vi auguro di concludere questo mese con gioia, nella possibilità di ritrovarvi tutti insieme nelle vostre sale di preghiera per celebrare la ‘Id Al-Fitr.

Questo mio augurio precede il consueto Messaggio indirizzato a tutti i musulmani e tutte le musulmane per il Ramadan dal Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso della Santa Sede. La speranza ci abiti tutti e ci trasformi in stelle luminose, poste le une accanto alle altre nel cielo di Dio.


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