As-salaamu ‘alaykum! La pace sia con voi!
Ancora una volta, con grande gioia, all’inizio del mese santo del Ramadan vi facciamo giungere gli auguri da parte della Commissione speciale per il Dialogo con l’Islam dell’Ordine dei Frati Minori.
È trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia del COVID-19. Dolorose e profonde sono state le perdite e le difficoltà che tutti noi abbiamo sopportato e che forse continuiamo a sopportare, ma confidiamo in Dio (Allāh swt) che ci assicura: “Il futuro sarà migliore del passato” (al-Ḍuḥā 93.4), e: “Davvero con la difficoltà c’è il conforto” (al-Sharḥ 94.5).
Lo scorso anno, molti di voi hanno osservato il Ramadan soprattutto nelle proprie case, separati da parenti e da amici. Per quanto le vaccinazioni siano ora sempre più disponibili, le misure per la salute pubblica e il distanziamento sociale continuano a limitare il vostro suhur e iftar comunitario e limitano l’opportunità, per molti di noi della famiglia francescana, di rompere il digiuno insieme a voi, come spesso abbiamo fatto in passato. Sarà un giorno davvero felice quello in cui tutti potremo celebrare di nuovo i nostri tempi sacri liberamente e in pienezza.
È veramente un segno di Dio, il Compassionevole (al-Raḥmān), il Misericordioso (al-Raḥīm), il Sapiente (al-Ḥakīm), il Generoso (al-Karīm), che la celebrazione del Ramadan quest’anno cada di nuovo nel momento in cui i cristiani celebrano il tempo pasquale e anche tanti credenti nel mondo – ebrei, indù, sikhs, buddisti, giainisti e baha’i – stanno osservando i giorni santi. Mentre voi ringraziate e lodate Dio per la rivelazione del Santo Corano, tutta l’umanità, così pare, renderà lode a Dio e lo adorerà, ciascuno in maniera sua propria ed unica.
È triste, però, che perfino in questo tempo di pandemia, in cui abbiamo bisogno di aver cura e compassione l’uno perl’altro, alcuni si stiano mettendo sempre di più l’uno control’altro a motivo delle differenze di religione, di etnia, di razza, di identità nazionale e di ideologia politica. Anche coloro che partecipano della medesima identità nazionale si volgono contro i loro compatrioti con odio e violenza. Davvero questo è un peccato contro il progetto di Dio per la sua creazione. Come ci dice Dio (Allāh swt) nel Santo Corano: “Noi vi abbiamo creati da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi vari popoli e tribù affinché vi conosciate a vicenda; ma il più nobile di voi è colui che teme Dio.” (al-Ḥujarāt 49.13).
In questo spirito di fraternità universale, nell’ottobre 2020 papa Francesco ha pubblicato Fratelli Tutti, l’enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale, testo ispirato dal suo incontro con il Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, ad Abu Dhabi nel 2019, e dal Documento sulla fratellanza umana che essi firmarono insieme.
Nell’enciclica, papa Francesco di nuovo fa riferimento all’incontro di San Francesco con il Sultano al-Malik al-Kamil nel 1219, quale esempio di fraternità universale che trascende le differenze di “origine, nazionalità, colore o religione”. Riferendosi a tutti i fedeli come a “credenti”, ha osservato:
«i credenti hanno bisogno di trovare spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune e la promozione dei più poveri… Come credenti ci vediamo provocati a tornare alle nostre fonti per concentrarci sull’essenziale: l’adorazione di Dio e l’amore del prossimo, in modo tale che alcuni aspetti della nostra dottrina, fuori dal loro contesto, non finiscano per alimentare forme di disprezzo, di odio, di xenofobia, di negazione dell’altro (FT 282).
In questo stesso spirito, papa Francesco si è recato recentemente in Iraq per incontrarsi con i capi politici e religiosi, per incoraggiare tutti “a guardarci tra noi, con le nostre differenze, come membri della stessa famiglia umana” e a “parlarsi a partire dall’identità più profonda che abbiamo, quella di figli dell’unico Dio e Creatore” (Discorso del 5 marzo 2021)
Nella piana di Ur, punto di partenza del viaggio della fede del patriarca e profeta Abramo (pace e benedizione su di lui!), papa Francesco si è riunito con i rappresentanti delle diverse comunità religiose: sunniti, sciiti, cattolici, ortodossi ed altri, riconoscendo che tutti condividiamo il cammino della fede, pur muovendoci su vie differenti. Come Abramo lasciò tante cose per rispondere alla chiamata di Dio, così anche noi “siamo chiamati a lasciare quei legami e attaccamenti che, chiudendoci nei nostri gruppi, ci impediscono di accogliere l’amore sconfinato di Dio e di vedere negli altri dei fratelli. Sì, abbiamo bisogno di uscire da noi stessi, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri (Incontro interreligioso, 6 marzo 2021).
Quello del Ramadan è un tempo in cui la famiglia francescana cattolica sente in modo speciale il legame di fede con voi, nostri fratelli e nostre sorelle musulmani, uniti dalla pratica comune della preghiera, del digiuno e della carità, espresse con un pasto condiviso con altri. Ci viene in mente un hadith riportato da ‘Abdullah ibn Amr, che è particolarmente significativo ai nostri giorni:
Un tale domandò al Profeta – Iddio lo benedica e gli dia eterna salute – quale fosse il meglio dell’Islam. Rispose: ‘Da’ da mangiare all’affamato e da’ il saluto a chi conosci e a chi non conosci’. (Ṣaḥīḥ al-Bukhārī 28).
In questo mese, in questa stagione sacra a cui partecipano in modi diversi tanti fedeli credenti, restiamo uniti dai vincoli di fraternità come figli e figlie di Abramo e prendiamo di nuovo la decisione di essere strumenti della Pace che è Dio – al-Salām. Per il vostro Ramadan, vi auguriamo ogni benedizione. Ramadan Mubarak! Ramadan Kareem!
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