I ciliegi in fiore raccontano



Le donne di fronte alla morte di Gesù non si sono lasciate paralizzare dalla paura, ma si sono messe in movimento, accompagnando, rimanendo vicine ... seppero semplicemente "esserci" (Mc 16,1).

Anche nei nostri giorni, di fronte alla pandemia abbiamo visto persone che, come quelle donne, hanno continuato ad adoperarsi, accompagnando, sostenendo affinché la situazione potesse essere meno dolorosa.

Come ha detto Papa Francesco, in questa tempesta che stiamo attraversando, la tentazione è quella di prendere le distanze gli uni dagli altri ma, il "si salvi chi può" non deve tradursi in un "tutti contro tutti". Non ci salverà l'isolamento. Questo ci farà invece sprofondare in voragini di diseguaglianza. È invece necessario remare insieme dalla stessa parte.

In questi giorni però anche a Wuhan fioriscono i ciliegi e, lo fanno improvvisamente in una esplosione colorata ... anche il nostro (che è l'Albero di Pasqua) ha fiorito ed ora è pieno di foglie oltre che dei simboli del nostro cammino di 40 giorni verso la Pasqua. È un segno di riscossa, di rinascita: "O Padre, concedici di rinascere nella luce della vita insieme da questa notte profonda" così abbia pregato nella Colletta.

È nel realizzare il mettersi al servizio degli altri "insieme", che ci raggiunge un annuncio straripante come è accaduto alle donne che andavano con gli aromi per prendersi cura di Gesù. Il loro e il nostro "andare" permette di rompere il circolo della morte e lasciar riesplodere la vita. Non è vano, non è dedizione per la morte: è il seguire il Signore che ci precede rimuovendo le pietre che ci paralizzano.

Il Signore con la sua novità può sempre rinnovare la nostra vita e quella della nostra comunità. Il Signore è sempre impegnato a rigenerare la bellezza e a far rinascere la speranza: "Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?" (Is 43,19). Dio non abbandona mai il suo popolo, è sempre accanto a lui, specialmente quando il dolore si fa più presente. 

In oriente l'esplodere della fioritura dei ciliegi porta le persone ad andare ad ammirarli e offre la possibilità di contemplarli; situazione che porta con sé la necessità di sostare, di avere una pausa di riflessione.

Questo è anche l'invito che ci viene dal discorso di Pietro: "Voi sapete, tutti sappiamo, ma dobbiamo discernere questi segni dei tempi!". È urgente discernere e trovare il battito dello Spirito per dare impulso, insieme ad altri, a dinamiche che possano testimoniare e canalizzare la vita nuova che il Signore vuole generare in questo momento concreto della storia.

Questo è il tempo favorevole del Signore, che ci chiede di non conformarci né accontentarci e tantomeno di giustificarci con logiche sostitutive o palliative, che impediscono di sostenere l'impatto e le gravi conseguenze di ciò che stiamo vivendo. Questo è il tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrire.

Con gli Apostoli dobbiamo prendere l'impegno a diventare ed essere "testimoni" (AT 10,39) in questa nostra realtà dove tutto è connesso e ci sembra di essere padroni assoluti della nostra vita e di tutto ciò che esiste. Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora in più febbrile consumismo e il nuove forme di auto protezione egoistica. Alla fine della pandemia non ci siano più "gli altri", ma solo un "noi". Altrimenti sarà stato solo l'ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare. Non ci si dovrà dimenticare degli anziani morti per mancanza di respiratori a causa di sistemi sanitari ai quali sono stati diminuiti progressivamente i finanziamenti.

Questo nostro dolore di oggi non sia inutile, ci porti a fare un salto verso un nuovo modo di vivere e, una volta per tutte, alla scoperta che siamo debitori gli uni agli altri. Così l'umanità risorgerà, rinascerà con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato.

(dall'omelia pasquale di don Nandino)

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