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L'invito è a Risorgere come si trovò a fare Enea

 


È Risorto, è veramente Risorto!

Un articolo di Antonio Scurati sul Corriere della Sera del 25 marzo scorso, inizia con queste parole: "C'è un uomo che arranca. È nel pieno del vigore fisico eppure barcolla perché con un braccio deve reggere l'anziano padre infermo, con l'altro sorregge il figlio infante. Sta fuggendo dalla distruzione: la città è in fiamme alle sue spalle. Deve condurre in salvo ciò che più ama e, nel farlo, può salvare soltanto ciò che riesce a caricarsi addosso. Tutto il resto deve essere abbandonato. Quell'uomo siamo noi. È la storia di Enea che fugge da Troia con il padre Anchise e il figlioletto Ascanio".


Con queste parole don Nandino ha iniziato la sua omelia nella Veglia Pasquale e ha continuato riproponendo in sintesi il contenuto di quell'articolo.

L'immagine proposta non racchiude soltanto una potente metafora della condizione umana ma anche un modello politico. In cosa consiste? Per comprenderlo, dobbiamo passare dal mito alla cronaca. Per le vaccinazioni il criterio sarà solo quello dell’età. Ciò significa salvare innanzitutto i più fragili, quelli che stanno legati da un filo sottile alla trama dell’esistenza, significa salvare il vecchio Anchise, a costo di doverselo caricare sulle spalle. Questo criterio implica niente meno che un’idea di umanità, di quale sia l’essenza dell’umano: gli esseri umani sono coloro i quali soccorrono i più deboli, gli svantaggiati, i malati, i feriti, gli infermi, gli anziani della specie (e perfino le forme di vita diversa dalla propria, animali, piante, fiumi). Tutte le specie animali proteggono i cuccioli ma nessun’altra specie custodisce i propri vecchi. Noi lo facciamo e in questo siamo umani. L’archetipo non racchiude, però, soltanto un generico ideale umanitario. Porta con sé anche un preciso progetto politico. La città (polis) che si vuole rifondare avrà nella cura dei fragili, dei disagiati, nella riconoscenza verso i «nostri vecchi», uno dei suoi pilastri. Ci sono molti modi di generare, ben oltre la riproduzione biologica. Il mito di Enea ci dice che, di fronte al dramma della distruzione, la politica dovrebbe fare appello a tutti coloro i quali, nelle forme e modalità più svariate, generano o hanno generato. Non si rifonda una città se la mano di Ascanio resta vuota. E quella pano stringe il figlio: il futuro.

La Risurrezione ci dice la possibilità di rinascere, di rifondare una nuova realtà dopo questa epidemia che sta coinvolgendo e stravolgendo l'intera creazione. È nelle nostre mani come lo è stata nelle mani di Enea.


 

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