In centinaia protestano nel nord della Siria contro i segnali di disgelo tra Ankara e Damasco

Lo scorso 28 dicembre, a più di dieci anni di distanza dagli ultimi contatti ufficiali, i ministri della Difesa e funzionari della sicurezza turchi e siriani si sono riuniti a Mosca.

L'appuntamento di Mosca segna una totale inversione di marcia della politica di Ankara che ha sostenuto e addestrato le forze di opposizione al regime nella Siria dilaniata dalla guerra.

 


I primi segnali ufficiali di distensione tra Turchia e Siria si erano già avvertiti lo scorso agosto, quando il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, aveva dichiaratoche con Damasco “i rapporti diplomatici non possono mai essere interrotti”.

La distensione dei rapporti tra Ankara e Damasco rappresenta motivo di allarme per gli oltre 4 milioni di profughi siriani che hanno trovato rifugio nel paese transcontinentale dal 2011. La Turchia ha recentemente accelerato gli sforzi per aumentare quelli che lo Stato chiama “ritorni volontari”. Solo lo scorso anno 100.000 persone sarebbero state rimpatriate in vari paesi, tra cui la Siria, in un'operazione anti-immigrazione organizzata in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari previste a giugno di quest'anno.

A darne conto Human Rights Watch che ha documentato come le autorità turche abbiano arrestato centinaia di persone nelle loro abitazioni, sul posto di lavoro o per strada, prima di costringerle a firmare moduli di rimpatrio volontario e rientrare in Siria dietro minaccia delle armi.


L'intero articolo di Roberta Aiello a questo link:


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