Belgrado schiera l’esercito al confine dopo due settimane di blocchi stradali che hanno esacerbato la tensione con Pristina. Ma per gli analisti un conflitto aperto è per ora improbabile.
Questa escalation ha ragioni politiche ed è importante sottolineare che non porterà a un nuovo conflitto fra Kosovo e Serbia. La “preparazione al combattimento” ha infatti lo scopo di mostrare i muscoli alla popolazione serba, e rafforzare l’idea che Vucic difenda gli interessi nazionali e quelli della sua popolazione. Ma la realtà è che l’esercito serbo non può entrare nel paese senza autorizzazione del contingente NATO, che sembra tutt’altro che intenzionato a darglielo. I serbo-kosovari sono controllati politicamente da Belgrado, che sa bene che una nuova guerra sarebbe un suicidio su tutti i fonti: economico e diplomatico, oltre che militare. Ma soprattutto, non c’è convenienza politica: è infatti molto più proficuo continuare ad alimentare la minaccia di una guerra imminente piuttosto che scatenarla apertamente. Questo non significa però che la situazione si tranquillizzerà: purtroppo, lo stato di tensione e l’escalation permanente potrebbero diventare una costante.
L'intera analisi della situazione a questo link:
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