Il cuore della visita in Congo, gigante disperato, sarà il confronto con questo incredibile contrasto: ricchezza sotto il suolo, miseria sopra
Il primo dato che balza agli occhi è che a differenza del “mondo” il papa non cancella gli “altri” conflitti, le altre ferite nel corpo di una globalizzazione che non funziona e di imperialismi che funziona ancor meno. È in questa drammatica forchetta, evidenziata in tutta la sua drammaticità dal conflitto in Ucraina, che va collocato il senso di questo viaggio certamente “pericoloso”, lontano dai riflettori ma vicino al cuore del problema del mondo d’oggi: la globalizzazione non va, ma gli imperialismi vanno ancora di meno.
Il Congo ne è la riprova: qui si confrontano milizie contrapposte e armate dai potenti vicini, soprattutto il Rwanda e l’Uganda, e che da vent’anni insanguinano il Congo e in particolare modo l’area disperata del Nord Kivu. Il disastro del Congo sta infatti nella ricchezza del suo sottosuolo, che lo rende appetibile a tutti. I diamanti hanno sostituito rame e cobalto come principale voce delle esportazioni. Il cobalto, di cui è ricco il Paese, finisce nelle mani dei cinesi. I diamanti, oltre 22 milioni di carati, sono nelle mani delle multinazionali. Il coltan – estratto praticamente solo in Congo – prezioso per l’industria della telefonia mobile, è gestito dal Ruanda. Nel Paese si trova di tutto: legno, rame, cobalto, coltan, diamanti, oro, zinco, uranio, stagno, argento, carbone, manganese, tungsteno, cadmio e petrolio.
Il risultato è costituito da 160 milizie armate, con un totale di circa 20mila combattenti.
L'intero articolo di Cristiano Riccardo a questo link:
https://formiche.net/2023/01/francesco-congo-milizie-guerra/
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