Per un profilo storico di Benedetto XVI

Nell’aprile 2005 un rapido conclave, durato due giorni, portava all’elezione al governo della Chiesa universale di Joseph Ratzinger, dal 1981 uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II. In quell’anno Wojtyla lo aveva infatti sollevato dalla guida della diocesi di Monaco, che reggeva dal 1977 dopo una lunga carriera trascorsa nelle università tedesche come professore di teologia prima a Tubinga poi a Ratisbona, ponendolo alla direzione della Congregazione per la dottrina della fede. 


Nonostante l’età ormai avanzata (era nato nel 1927), la scelta del conclave appariva abbastanza prevedibile. Il cardinale aveva svolto negli ultimi tempi all’interno della curia romana ruoli cruciali: decano del sacro collegio dal 2002, nel marzo 2005 aveva guidato la via Crucis in sostituzione dell’ammalato pontefice; aveva poi presieduto la messa per le sue esequie e aveva, infine, presieduto le celebrazioni liturgiche pro eligendo romano pontefice. 

In queste occasioni – e in altri interventi di quei giorni, come una celebre conferenza tenuta a Subiaco sull’Europa nella crisi delle culture – i suoi discorsi presentavano una tesi di fondo: alla drammatica crisi ecclesiale in atto si poteva far fronte con un irrigidimento delle misure promosse dal predecessore di cui sarebbe stato strumento un potenziamento del ministero papale.

Si può dunque pensare che i cardinali elettori abbiano ritenuto di dover conferire il governo della Chiesa universale ad una personalità che, trovandosi da più di due decenni al centro degli affari ecclesiastici, aveva formulato una diagnosi e proposto una terapia per affrontare la difficile eredità lasciata da Giovanni Paolo II.

L'intero articolo di Daniele Menozzi a questo link:

http://www.settimananews.it/papa/un-profilo-storico-benedetto-xvi/?fbclid=IwAR3eQmORNsUad7lwzOrl3QFGpKMRW6ZNUll8kXxTCSBhD5HbzKtp2sTBjgY


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