La pace è il frutto dell’incontro tra la grazia di Dio che giunge a noi, e le nostre libere scelte. Gli angeli cantano la pace non tanto sul Figlio di Dio venuto nella carne, bensì sulla scelta del Figlio di venire tra noi con il passo dell’umiltà, piuttosto che della potenza.
“Sembra utopia – ha detto – in questa nostra terra, in questo mondo che, a dispetto delle dichiarazioni di principio, continua a fare della guerra lo strumento per affermare dominio e potenza. Ogni giorno, infatti, riceviamo notizie di morte, di ingiustizie, di violenza. Ogni giorno, inoltre, ci viene chiesto di prendere una posizione, di richiamare, condannare, denunciare. Ma anche questo, con il tempo, diventa poi un rito sempre meno seguito e ascoltato, proprio perché, appunto, parte di un rituale. In questo contesto così desolante la prima tentazione è di ritirarsi, di smettere di impegnarsi per la pace ma non è questa la fede e la speranza della Chiesa. Noi vogliamo e crediamo nella pace, come dono di Dio. Non è utopia, è piuttosto profezia”. Da qui l’invito a “darsi alle opere della pace”. Tre le opere di pace descritte da Pizzaballa: “La prima opera è un deciso ritorno al Vangelo della pace: letto, meditato, vissuto, tradotto in stili di vita quotidiani e concreti. Il Vangelo della pace è il Vangelo dell’amore, del dono, del perdono, della pazienza. La seconda è un deciso ritorno al mondo, alla realtà così com’è. Se da un lato abbiamo bisogno di coltivare e custodire la vita divina in noi, dall’altro siamo chiamati ad amare il mondo, a rendere presente nella vita del mondo la fede che ci sostiene”. Non è semplice, ammette il Patriarca Latino, perché “Siamo tentati, spesso, di rassegnarci a questo tempo violento, alle ingiustizie. Ci sentiamo impotenti, schiacciati da situazioni che in tante parti del mondo sembrano troppo grandi per noi e senza via di uscita. Penso, in particolare, alla nostra Terra Santa, dove il conflitto entra quotidianamente dentro la vita di ogni casa, di ogni famiglia, di ogni persona e lascia ferite non facilmente rimarginabili. Rende la vita quotidiana un continuo faticoso sforzo, lasciando nel cuore di troppe persone sentimenti di umiliazione, che a loro volta generano sempre più rancore.
L'intero racconto dell'omelia a questo link:
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