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Dopo tre anni di Covid, siamo ancora impreparati di fronte alle minacce globali

L’esplosione dei contagi in Cina e i tamponi obbligatori agli aeroporti prima e dopo le partenze. Di colpo, sembra di essere tornati indietro di tre anni, tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020, quando tutto è iniziato e ci si illudeva di poter fermare il virus alle frontiere mentre i contagi, silenti, già dilagavano nei singoli Stati.


Come scrive Ettore Meccia in un post su Facebook, "il controllo degli arrivi dalla Cina potrebbe essere utile se fosse mirato non ad impedire l'ingresso di altro virus oltre a quello già presente, ma a controllare quello che entra, facendo il sequenziamento di tutti i casi positivi in ingresso. O come qualcuno propone, applicando le stesse analisi che già si fanno per il monitoraggio delle acque reflue urbane agli scarichi delle toilettes degli aerei. E oggettivamente sarebbe utile farlo non solo per quelli in arrivo dalla Cina. Ovviamente ormai è ci è chiaro che sapere che da qualche parte c'è una nuova variante non gli impedirà di arrivare anche da noi, ma sarebbe sicuramente meglio saperlo prima piuttosto che scoprirlo dopo". Fermandoci all’Italia, “la nostra capacità di sequenziare i campioni virali è tra le più basse d’Europa. Negli ultimi sei mesi, nei laboratori italiani sono stati effettuati appena cento sequenziamenti al giorno in media”, sottolinea Andrea Capocci su Il Manifesto.


L'intero articolo di Angelo Romano a questo link:



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