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È boom di dimissioni In nove mesi lasciano 1,6 milioni di lavoratori

Le uscite volontarie in crescita del 22%% I giovani rivedono le priorità dopo il Covid Il fenomeno è più diffuso nelle aziende del settore tecnologico e informatico  


La crisi del lavoro non molla l'Italia ma sempre più persone, a quanto pare, non sono comunque disposte a tenersi un'occupazione sgradita pur di incassare uno stipendio. Esplode come in tutto il resto del mondo il fenomeno delle dimissioni. Nei primi nove mesi del 2022 oltre un milione e 600 mila persone, nel nostro Paese, hanno abbandonato l'impiego, con una crescita del 22 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Si tratta di un fenomeno ben noto negli Stati Uniti che lo hanno battezzato Great Resignation, la grande fuga da uffici, fabbriche e negozi. Si parla di effetto post Covid. Molti lavoratori di ritorno dallo smartworking, dopo aver sperimentato i benefici del lavoro agile da casa, con pochi orari e senza il fiato sul collo del capo, non sono disposti a tornare indietro alla vecchia scrivania. Ma c'è di più. I giovani in particolare, attratti dal miraggio di mettersi in proprio, rinunciano a contratti poco pagati e demansionati rispetto agli studi effettuati. Meglio aspettare la prossima occasione che vivere infelici, precari e con pochi soldi in tasca. In particolare per chi opera nel settore tecnologico e informatico.            
Il fenomeno delle Grandi dimissioni, secondo i calcoli dell'agenzia specializzata Randstad, è cresciuto del 44% negli ultimi 18 mesi e nel 76% dei casi si tratta, appunto, di millennials. Fra le cause principali ci sono l'insoddisfazione, la demotivazione e la mancanza di obiettivi. 
La cultura organizzativa deve riconfigurare il benessere come una dimensione connessa alla quotidianità, al senso del lavoro, a obiettivi condivisi e condivisibili. Le persone portano il bisogno di sentirsi protagoniste nella quotidianità professionale.

(dall'articolo per Il Gazzettino di Michele Di Branco)



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