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La porta, il gemito, la luce. Il funerale di Michela Murgia

La sua volontà era ferma e chiara: Michela Murgia ha voluto che il suo fosse un funerale politico e che fosse celebrato nel rito religioso, cattolico. Le esequie di sabato 12 agosto, nella chiesa romana degli artisti in Piazza del Popolo hanno tenuto insieme a modo loro i due elementi di questa volontà che non era affatto velleitaria, superficiale, ma esprimeva la duplice, indivisibile corda del cuore di Michela, del suo profilo di credente, del suo carattere di cittadina e del suo mestiere di scrittrice.


Certo, non mancano voci di sciacalli: quelli che imperversano nell’insinuare che tutto questo era ostentativo, sbordante, fuori luogo. Non ci si libera facilmente dai tanti povericristi che, nello spazio virtuale e non solo, appesi al chiodo della loro ignoranza e logorati dalla malafede, disseminano zizzania, sporcano i pensieri, minaccino la convivenza.

Ma chi come me era lá, nella gremita chiesa o nell’assolata piazza antestante, ha visto un’altra cosa, ha raccolto un altro messaggio, è stato attraversato da altri pensieri. Più puliti, più veri, più sani. Vivendo le ore intense di quel pomeriggio d’agosto, come amico da anni di Michela e a lungo in conversazione con lei su teologia, etica, forme di vita, ho capito e pensato ancora più a fondo la verità del legame tra i due aggettivi, da lei voluti per il suo funerale: politico e religioso. La cifra comune ai due sfondi è che non si vive da soli; per questo neppure si muore da soli. E che non ogni insieme crea comunità, ma solo quello che si esprime nella cura reciproca. Ci sono insiemi che – lo aveva scritto Michela tempo fa – producono gregge, ammassano le volontà, spengono le identità. E ci sono forme dello stare insieme che diventano vere perché prendono a cuore il sogno comune di una convivenza giusta, rispettosa di ciascuna e di ciascuno, nelle diversità che si mettono in sintonia. Proprio questo gioco di comunità è il terreno condiviso dall’esperienza religiosa e dall’esperienza politica. E fa di ambedue risorse che possono convivere, che non si escludono a vicenda. Al contrario, esse ...

La riflessione di Antonio Autiero (Professore emerito di teologia morale all'Università di Münster) continua a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202308/230815autiero.pdf





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