Le reti familiari si intrecciano con quelle politiche e sono cruciali nella distribuzione nella gestione del potere. Scombinano l'opposizione tra libertà individuale e oppressione, per molti sono la chiave di lettura delle proteste che continuano in Iran
Una giovane donna manifesta per le strade contro uno Stato che la reprime. Questa è l’immagine simbolo delle proteste e delle violenze che nell’autunno-inverno 2022-23 hanno attraversato l’Iran in seguito all’uccisione da parte della polizia di Mahsa Amini, una giovane curda arrestata perché non indossava un velo conforme alle attese della ronda che l’aveva fermata.
Sarebbe riduttivo attribuire le recenti proteste in Iran solo alla questione del velo. Non vanno trascurate né la difficile situazione economica in cui versa il Paese soggetto a dure sanzioni internazionali, né l’incapacità dello Stato di soddisfare una classe media allo stremo, in un paesaggio internazionale instabile. Né il velo va considerato come un simbolo univoco in ambito musulmano. Al contrario, mentre continua a essere un capo d’abbigliamento legato alla moda e uno strumento di devozione, da almeno cento anni è anche usato per le più svariate e spesso opposte rivendicazioni politiche. Questa volta, sostengono molti analisti e media, nell’Iran contemporaneo si contrappongono libertà individuale e dominio statale.
L'interessante analisi di Setrag Manoukian a questo link:
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