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Maria si alzò in fretta

Maria è andata da Elisabetta per dirci il valore infinito delle relazioni, il cui primo e spesso unico valore è l’incontro stesso, è quella reciprocità di abbracci che spiega tutto

 


Maria andò velocemente a trovare un’altra donna, a visitare una mamma straordinaria, incinta, come lei, per un intervento divino. Colpisce quel ‘in fretta’, che ricollega Maria a molte altre donne della Bibbia. La Bibbia e i Vangeli sono popolati di donne che camminano, si spostano, e quasi sempre "di fretta". Maria "andò in fretta" da Elisabetta; Maria di Betania "di fretta" va incontro a Gesù per dirgli della morte di Lazzaro; e "abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli". Camminano e corrono; amano con le mani e con i piedi. Questa agape di fretta si chiama Maria. 

La fede e la pietà continuano la loro corsa nel mondo perché uomini e donne continuano a correre lungo la via. E in questa comune corsa, i piedi delle donne corrono diversamente e di più. 

Le donne della Bibbia, molto più degli uomini, non amano restare dentro relazioni malate. E, esperte dei tempi della vita e del corpo, sanno che nelle relazioni importanti il tempo è il fattore decisivo - il tempo e lo spazio sono amici, ma qualche volta il tempo è superiore. 

Maria è diventata nei secoli molte cose, ma è molto bello ed importante che il suo primo gesto fuori casa sia una visita ad una donna, sia un camminare verso un’altra persona, per portarle il suo saluto, che sia un evento di sororità. 

Non sappiamo perché Maria andò, Luca non ce lo dice. Forse perché le donne spesso si incontrano per la sola ragione inscritta in quell’incontro, perché la sua ragione è intrinseca a quel bene relazionale, perché, diversamente da molti maschi, incontrare e salutare un’amica è una ragione sufficiente per partire, senza nessun altro motivo esterno a questo abbraccio di corpi, di guance e di lacrime. ‘A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?’: lo devi, Elisabetta, soltanto al valore intrinseco di questo incontro, lo devi alla bellezza di una visita ad una amica. Per Luca il valore di quell’incontro è teologico e narrativo; ma una volta che Luca ha scritto quell’incontro e ce lo ha raccontato, quella visita è diventata altro, è diventata molte altre cose impreviste dallo stesso autore - ciò è vero in tutti i grandi racconti, quindi è vero anche per il racconto dei vangeli. Anche se Luca non lo sapeva, Maria è andata da Elisabetta per dirci il valore infinito delle relazioni, il cui primo e spesso unico valore è l’incontro stesso, è quella reciprocità di abbracci che spiega tutto. Luca non voleva dircelo, ma noi lo abbiamo capito. Perché nei grandi racconti i personaggi diventano più grandi del loro autore, che presta la penna a un daimon e le sue creature diverse continuano a vivere, crescono, muoiono e risorgono molte volte, e fanno risorgere anche il loro autore, richiamato alla vita dal grido: “Vieni fuori!”. Se non fosse così, l’esperienza del leggere perderebbe quasi tutta la bellezza di esperienza generativa e creativa, spesso a dispetto dell’autore. Anche i vangeli vanno letti così: capire bene l'intenzione dell'autore poi ringraziarlo, salutarlo e iniziare il nostro canto libero.

 

(Luigino Bruni)

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