Gruppi di religiosi israeliani in più di una occasione nelle ultime settimane hanno tentato di assaltare il monastero Stella Maris e la chiesa cattolica di Elia (Mar Elias) di Haifa dove, affermano, si troverebbero tombe ebraiche. In una di queste, qualche giorno fa, sono riusciti a infiltrarsi nel cortile del monastero innescando tafferugli con i fedeli cristiani presenti.
L’episodio, oltre a suscitare clamore e preoccupazione, ha spinto le autorità cattoliche a installare una recinzione attorno al monastero fondato dai Carmelitani presenti in quella zona sin dal XII secolo. Inevitabile il richiamo dell’attenzione sul numero di attacchi di questi ultimi mesi contro i cristiani e i loro luoghi sacri – anche con scritte offensive – da parte di coloni e religiosi israeliani più volte denunciati dal Patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, convinto che il governo di estrema destra religiosa guidato dal premier Netanyahu abbia creato un clima che porta ad ignorare le aggressioni di israeliani a danno dei palestinesi cristiani, a Gerusalemme e in Israele. «Queste persone si sentono protette...l’atmosfera culturale e politica attuale porta a giustificare, o tollerare azioni contro i cristiani», ci dice Wadih Abu Nassar, coordinatore e portavoce del Forum dei cristiani in Terra Santa, fondato per proprio per denunciare e diffondere informazioni su queste aggressioni. Ad Abu Nassar abbiamo rivolto qualche domanda su quanto accade.
L'intervista continua a questo link:
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