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L’azione del Padre precede Gesù in un territorio straniero e lo sorprende

La fede è già presente in quella donna senza aver sentito l'annuncio. Gesù che ha rimproverato i suoi discepoli di avere poca fede, una fede piccola, riconosce in questa donna una fede grande e si lascia ammaestrare da lei, persino “convertire”.

Gesù è in uscita, prende le distanze dalla sua terra. Dopo l’imponente insegnamento sul puro e sull’impuro, in cui ha scardinato consuetudini religiose sacralizzate e segnate da sterili legalismi, si incammina verso una regione straniera. Dal verbo greco usato deriva la parola “anacoreta”: Gesù si ritira, si dirige in una zona appartata, forse per evitare ulteriori controversie o semplicemente per respirare un’aria meno pesante. Ma, anche lì, alla ricerca di un’oasi di silenzio, verso il territorio fenicio di Tiro e Sidone, viene raggiunto dal grido di una donna. E questa donna sarà vangelo distillato per Gesù, puro nettare di buona notizia. Discepola, umilmente discepola, sarà collaboratrice creativa del regno di Dio, riportando Gesù alla realtà dei piccoli, degli esclusi, e suscitando in lui lo stupore, la meraviglia e elogio di lei.

Due vite dunque si intrecciano nel nostro brano di oggi, quella dell’ebreo Gesù e quella della donna straniera. L’incontro è all’inizio ingessato, freddo, non promette nulla di buono. Vi è il grido angosciante di una donna tormentata anche lei come sua figlia. Dall’altro lato c’è il silenzio assordante di Gesù che ignora la donna. La sua missione è chiara: è rivolta alle pecore perdute della casa di Israele! La donna non demorde, si avvicina, si prostra, lo invoca Signore, chiede pietà e grazie alla sua insistenza prenderà per mano Gesù guidandolo verso nuovi pascoli. Le sue azioni puntuali sono atti di preghiera, le sue parole hanno un sapore salmico.

C’è l’itinerario di fede e di fiducia della donna che disperata si rivolge a Gesù come a un santone, un taumaturgo, il figlio di David, ma che poi accetta il suo silenzio, che le fa percorrere un cammino di verità e di unificazione dentro di sé, la fa crescere di qualità fino a “infiammarne il desiderio” dice Agostino. La donna si mette in dialogo con umiltà e tenacia e dispone tutto il suo essere all’accoglienza di briciole di misericordia. E c’è il cammino di libertà di Gesù che è un allargamento della sua missione, un’obbedienza sempre più grande al disegno di amore del Padre per tutti, senza distinzione, che in verità corrisponde anche al compito di Israele tra le genti. La realtà ha la meglio sull’idea, l’esperienza ha il primato sulla teoria, la vita reale spazza via ogni principio astratto e ogni pregiudizio culturale. Il pane è per tutti, anche per i cagnolini. Ed è questa affermazione della donna che fa fare a Gesù un sussulto di gioia. È la fede impensabile dei piccoli, dei poveri, degli umiliati che suscita in lui lo stupore: “Donna, grande è la tua fede!”. Non è soltanto un complimento o un apprezzamento morale. Gesù coglie in quella donna un aspetto sorprendente: l’azione del Padre lo precede in un territorio straniero, non raggiunto dalla sua predicazione. La fede è già presente prima ancora che Gesù apra bocca. Gesù che ha rimproverato i suoi discepoli di avere poca fede, una fede piccola, riconosce in questa donna (“piccola donna” la chiama Lutero) una fede grande. Sì, la donna cananea è maestra di preghiera e vera teologa. E Gesù si lascia ammaestrare da lei, persino “convertire”.

(fr. Giandomenico di Bose)

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