La GPA tra etica, politica e diritti

Mentre altri Paesi tentano di studiare modelli regolamentari per tutelare tutti i soggetti coinvolti nella gestazione per altri, l'Italia sceglie la via della criminalizzazione

SPraticata con l’ausilio biotecnologico da oltre cinquant’anni e nominata in vari modi, la gestazione per altri (Gpa) resta una delle modalità riproduttive più controverse dell’orizzonte contemporaneo. In termini generali possiamo definirla una pratica riproduttiva che coinvolge più soggetti in un percorso di procreazione medicalmente assistita (Pma). Essa prevede la partecipazione di uno o più genitori intenzionali, che avranno la responsabilità legale del nato e che per ragioni di infertilità patologica o strutturale non possono portare avanti una gravidanza, e di una persona gestante, che si impegna a condurre la gravidanza senza assumere la genitorialità del nato. Senza scendere nei dettagli, le possibili realizzazioni sono molteplici: possono variare i soggetti che fanno ricorso alla pratica (single/coppie, soggettività eterosessuali/Lgbtqia+), quelli che forniscono i gameti (genitori/terzi) e l’accordo stipulato (solidale/commerciale). Oggi, in Italia, l’art. 12 comma 6 della legge 40/2004 prevede un divieto penalmente sanzionato di Gpa in qualsiasi modalità venga realizzata.

Negli ultimi mesi la pratica è tornata al centro del dibattito a seguito della proposta di legge Varchi ...

L'articolo di Emma Capulli continua a questo link:

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