Siamo alle solite. È accanimento ormai, ovvero non si distinguono i colpevoli dai poveri diavoli. Qualsiasi controcanto disturbi la nostra visione del mondo scattano le sanzioni, un riflesso condizionato, una moda un rito propiziatorio più che una azione politica.
Il mondo dei ricchi mette in castigo quello dei poveri, anzi dei poverissimi. Pazienza per la Russia, dove, dopo due anni, gli economisti e gli analisti moltiplicano eufemismi imbroglioni per garantire che ormai Putin e la sua ciurma sono alla cinghia, non ce la fanno più a rinunciare a Ferrari e microchip; e la popolazione, punita anch'essa perché ignava non assalta il Palazzo d'estate, dovrebbe ormai essere estinta. Ma affamare uno dei Paesi più poveri del mondo «per restaurare la democrazia» è più che un delitto, è un errore. Perché gli oligarchi in Niger sono proprio i nostri reggicoda, con appartamento sulla Rive gauche. A loro non possiamo metter sanzioni, per carità. Le imponiamo ai morti di fame.
L'intero atto di accusa di Domenico Quirico a questo link:
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