Quello che hanno detto e fatto Francesco e al Tayyeb sulle sponde roventi del Golfo dell’odio, dove mors tua equivale a vita mea perché a un imperialismo religiosamente ispirato corrisponde per forza un opposto imperialismo religiosamente ispirato, l’imperialismo iraniano ammantato di sciismo contro quello saudita ammantato di sunnismo, è qualcosa che lascia sbalorditi. E’ stato possibile per il metodo - Bergoglio, che poi è il metodo del Concilio Vaticano II: non guardare dall’alto in basso il proprio interlocutore, capirne la psiche con fiducia, non con diffidenza.
Più volte papa Francesco ha detto che per realizzare il Concilio Vaticano II ci vorrà un secolo. Non sorprende quindi che, in un momento storico stracolmo di giganteschi fatti di cronaca, l’enormità culturale di quanto accaduto in Bahrein sia sfumata nel racconto globale. Ma si può dire che il c4 novembre a Manama lo spirito del Concilio Vaticano II ha preso a soffiare nell’Islam. Ed è lo spirito del pluralismo, cioè della rinuncia a considerare che chiunque non sia identico o sottomesso a noi stessi sia un traditore, un apostata, un eretico.
Per chi aveva conosciuto le guerre, gli scismi e scomuniche, tra cattolici e ortodossi e poi tra cattolici e protestanti, l’ecumenismo, cioè la ricerca dell’unità dei cristiani nel rispetto e nella valorizzazione delle loro diversità, non nell’ omologazione o annessione, è stato un cambiamento profondo, accompagnato dal dialogo con le altre religioni, riconosciute come portatrici di semi verità. Il dialogo con le altre religioni, offerto da 50anni dalla Chiesa cattolica, si è dunque radicato da tempo anche con l’islam e nel migliore pensiero degli islam. Ma il dialogo intra islamico no, non si era mai formalmente interrotto, ma era inconsistente da secoli.
E così al forum per il dialogo tra Oriente e Occidente, mentre tornano a soffiare i venti di guerra tra Iran e Arabia Saudita, l’imam di al Azhar e presidente del Consiglio degli anziani dell’Islam, l’uomo con cui Francesco ha firmato nel 2019 il Documento sulla fratellanza, ha deciso di dire esplicitamente che tra sunniti e sciiti deve cessare questo clima di odio e scomuniche, di rifiuti e persecuzioni, di guerra e di negazione: “Rivolgo il mio appello ai miei fratelli, i giuristi musulmani di tutto il mondo, indipendentemente dalle loro sette e scuole, a tenere un dialogo islamico-islamico serio, un dialogo a favore dell’unità, del riavvicinamento, un dialogo per la fratellanza religiosa e umana, in cui si respingono le cause della divisione, della sedizione e del conflitto settario e che si concentra sui punti di accordo e di incontro”.
È questa la vera alternativa ai terroristi che, va aggiunto per chiarezza, siano dell’una o dell’altra parte islamica, si presentano sempre con attentati ai luoghi di culto dell’altro, sunnita o sciita.
Le parole di Ahmad al Tayyeb, ormai un amico spirituale di Francesco, sono state accompagnate da quattro affermazioni importantissime del papa: il no alla pena di morte pronunciato a palazzo reale, davanti al re, appena arrivato.
Poi....
L'intero articolo di analisi di Riccardo Cristiano a questo link:
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