Non vorrei che le discussioni e le necessarie polemiche intorno al “rito tridentino” fossero solo un diversivo, per concentrare la attenzione su un solo punto critico della vita ecclesiale e distrarre così da aspetti altrettanto urgenti di “riforma” della pratica e della dottrina della Chiesa.
I recenti interventi su SettimanaNews di don Emanuele Tupputi, che è tra i più attivi nel recepire gli stimoli provenienti da “Amoris Laetitia”, mi ha convinto ad intervenire in modo chiaro su una distorsione interna alla tradizione, tanto grave quanto la nostalgia per i riti “di prima”. In particolare è l’ultimo articolo che l’autore ha pubblicato ieri sulla rivista on-line (e che si può leggere qui) a mostrare i limiti delle categorie impiegate per risolvere la questione della “coscienza” degli sposi in relazione alla loro storia di relazione matrimoniale. Per arrivare a discutere la impostazione, desidero partire da alcune premesse, con cui illustro la “strana” analogia tra nostalgia per il rito tridentino e discussioni in materia di “nullità matrimoniale”.
L'intero articolo di Andrea Grillo a questo link:
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