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Così l’Italia può aiutare la fragile pace nel Tigrè. Il punto di Trenta

L’accordo firmato il 2 novembre è fragile, ma se le parti si impegnano, si può arrivare a una pace duratura e l’Italia deve adoperarsi per questo. Il punto di Elisabetta Trenta, esperta di difesa e sicurezza e già ministro della Difesa


In questi tempi di guerra la novità che almeno su uno scenario si apra una finestra alla pace andrebbe presa in grande considerazione, ma l’accordo di cessate il fuoco fra governo etiope e milizie tigrine siglato a Pretoria è importante per molte più ragioni.

Torno col ricordo a quando volai a Addis Abeba come ministro della Difesa a firmare l’accordo di collaborazione col governo etiope, si usciva allora dall’incubo di un’altra e più lunga guerra, quella fra Etiopia e Eritrea. Ricordo l’inizio di questa, di guerra, i contatti con i rappresentanti in Italia del Tigrè per rassicurarli sulle clausole dell’accordo con l’Etiopia che avrebbero bloccato ogni eventualità di supporto italiano ai loro danni, e poi le sollecitazioni al ministro Lorenzo Guerini affinché si tenesse memoria e fede di quelle clausole. Ricordo le sollecitazioni ai rappresentanti tigrini a non perdere la fiducia nella risoluzione diplomatica più che militare della loro vicenda.

Adesso dopo due anni, segnati sul terreno anche da episodi orribili da entrambe le parti, e tentativi di tregua falliti, sembra finalmente che si sia arrivati a un cessate il fuoco consistente; ne appaiono convinti i firmatari e, cioè, i contendenti e i mediatori, i rappresentanti dell’Unione africana e il Segretario dell’Onu.

L'intero articolo di Elisabetta Trenta a questo link:

https://formiche.net/2022/11/italia-etiopia-pace-tigre-trenta/




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