Domani a Roma l'iniziativa di pace: "Se non ora, quando?"

Molti pensano che non sia ora il momento di una richiesta di pace: una tregua non servirebbe che a dar fiato alle forze militari molto provate dell’invasore, proprio ora che l’offensiva ucraina potrebbe rivelarsi risolutrice.

Ragionare in questo modo, tuttavia, non è abbracciare di tutto cuore l’idea che la guerra sia un mezzo per risolvere le controversie internazionali, contro il dettato della nostra Costituzione? Finora si è obiettato che l’art. 11, nella prima clausola, ripudia la guerra solo come «strumento di offesa alla libertà degli altri popoli».



Ma nel momento in cui l’invasore chiede una tregua («Ho sempre detto che noi siamo aperti ai negoziati», ha recentemente affermato Putin al summit di Astana), non entra pienamente in vigore la seconda clausola, il ripudio della guerra anche come strumento di soluzione delle controversie internazionali?

Clausola appunto seguita dall’immediata indicazione del vero luogo di risoluzione: «un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni» e del suo vero strumento: «le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Tanto che per consentire un tale ordinamento, e per promuovere simili organizzazioni internazionali, la Costituzione «consente alle limitazioni di sovranità necessarie». È la parte più importante dell’articolo, e la meno citata.

Per questo proprio in questi giorni, quando Europe for Peace ufficializza la sua partecipazione alla manifestazione nazionale per la pace a Roma il 5 novembre, e su questo giornale che ha coraggiosamente aperto a un vero confronto di ragioni fra sostenitori dell’urgenza di seri negoziati di pace e sostenitori di un prolungamento incondizionato ed esclusivo della partecipazione europea alla guerra, vorrei ricordare i punti essenziali dell’appello “Per una proposta di pace dell’Unione europea”, presentato nel giugno scorso nella sede dell’ufficio italiano del parlamento europeo e firmato, tra gli altri, dal consiglio italiano del Movimento europeo nella persona del suo presidente Pier Virgilio Dastoli (che fu fino alla fine collaboratore di Altiero Spinelli), dall’Associazione partigiani (Anpi), dall’Arci, dalla Rete disarmo e dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.



L'intero articolo di Roberta De Monticelli a questo link:


http://www.libertaegiustizia.it/2022/10/22/liniziativa-di-pace-se-non-ora-quando/



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